Si chiamano diritti inespressi. E sono
quelli che per produrre effetti vanno espressamente rivendicati. Non farlo può
significare ritrovarsi con una pensione più povera. Come la signora Maria,
vedova e invalida civile, che vive con la reversibilità del marito e che non
sapeva di aver diritto anche all’assegno al nucleo familiare. Perché, da quando
l’Inps ha sesso di inviare a casa il cedolino della pensione, anche lei, come
tanti altri pensionati, non poteva controllare quello che le spettava. A farle
scoprire il suo diritto inespresso è stato lo Spi, il sindacato pensionati
della Cgil. Che ha controllato la busta paga di Maria e le ha fatto recuperare
i 52 euro mensili dell’assegno al nucleo familiare, più tutti gli arretrati.
Per un totale di quasi 3 mila euro. Una storia a lieto fine scelta fra gli
oltre 22mila pensionati “intercettati” dallo Spi-Cgil, che ha avviato una vasta
campagna nazionale proprio per stanare gli errori di calcolo dell’Inps. E
consentire ai pensionati di recuperare le somme non avute semplicemente perché
non richieste. Dalle integrazioni al minimo alle prestazioni assistenziali, dagli
assegni familiari alle quattordicesime non conteggiate e così via. A volte si
tratta di piccole cifre, 40-50euro, che però su pensioni minime possono fare la
differenza. Il servizio, gratuito, è cominciato nel 2013, quando l’Inps, per
tagliare i costi di spedizione, ha sesso di mandare per posta il cedolino, il
cosiddetto “modello ObisM”, ai pensionati. Che oggi possono controllare la loro
situazione solo online, collegandosi al sito dell’Inps con il proprio Pin. Cosa
non proprio agevole dal momento che circa l’80 per cento delle persone anziane
non usa internet (dati Censit). I controlli dello Spi, fatti grazie ai
patronati sparsi su tutto il territorio, sono dedicati soprattutto sulle
pensioni, più basse (quelle comprese entro gli 850 euro lordi). Nel caso venga
scovato un errore, lo Spi contatta il pensionato verifica con lui l’assegno e
poi fa domanda all’Inps per il ricalcolo della pensione Arretrati compresi.
Finora i risultati della campagna sono stati incoraggianti: “Dal 2013 a oggi
abbiamo recuperato circa 20 milioni di euro e i patronati coinvolti aumentano
di anno in anno”, fanno sapere dallo Spi. In particolare alcune regioni hanno
raggiunto un vero e proprio record di pratiche andate a buon fine, come il
Lazio (6 mila pensionati per un totale di 6 milioni di euro recuperati), la
Puglia (6 mila per 3,5 milioni), il Piemonte (2 mila per 4,5 milioni di euro e
il Veneto (2 mila per 2,5 milioni).
Monica Rubino – Economie – Il Venerdì di La Repubblica – 3
marzo 2017 -
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