Abbiamo telescopi puntati nel cielo
alla ricerca di vita in galassie lontane e stiamo distruggendo quella sul
nostro pianeta. È probabile che nel vasto universo, per quanto ne sappiamo, nel
raggio di secoli luce non vi sia nulla di più straordinario di Roma, la città
più sognata, amata, studiata nel mondo. Eppure sta andando in rovina senza che
nessuno intervenga, a cominciare dai cittadini che hanno la fortuna di
abitarvi. Flaiano scriveva che, di tutte le invasioni subite dall’Italia, la
peggiore era stata quella degli italiani. Roma è la meta turistica più
desiderata nel Pianeta, ma ormai meno praticata di Amburgo o Toronto, la
capitale culturale più conosciuta in Cina o in Brasile, ma non riesce da
quattro anni a riaprire il suo teatro più bello, il Valle, quella che ha il
centro storico più importante nella storia dell’umanità e le periferie più
degradate d’Italia. E qui, da un anno, si discute quasi soltanto della
costruzione di uno stadio del pallone. Alla fine i costruttori e le banche
hanno ottenuto il loro quartiere fantasma che costerà centinaia di milioni ai
romani e non produrrà né economia né lavoro, ma soltanto uffici e centri
commerciali vuoti, buoni però per decuplicare il valore normale dei terreni.
Nel frattempo la buca davanti a casa mia continuerà a crescere con mio figlio e
la vita degli automobilisti scorrerà nelle code del raccordo anulare. Beppe
Grillo esulta perché il progetto finale, oltre a fregarsene dei vicoli
ambientali, sfonderà soltanto del doppio i limiti imposti dal piano regolatore,
invece che del triplo. Quando si dice “cemento zero” Roma rimane la capitale
del consumo di suolo in Italia, con tanti saluti allegro romano celebrato dai
poeti di tutta Europa. Perché qui non comandano i poeti, ma le banche, i
palazzinari e i faccendieri delle terre di mezzo. Più il Vaticano, che
controlla un quarto del patrimonio immobiliare, ma ormai è paradossalmente
l’elemento più progressista. Chiunque vinca le elezioni poi approva quel che
accadrebbe comunque- Infatti si partecipa per perdere. Gli ultimi tre sindaci,
Alemanno, Marino e Raggi, la sera della vittoria esibivano la faccia stranita
dl goleador che segna per errore in una partita truccata. I romani del resto li
avevano votati senza conoscerli, ma soltanto perché avevano riconosciuto quelli
di prima. Una volta eletti scendono a patti con i poteri veri e con le
corporazioni più responsabili, dai tassisti che protestano col tirapugni ai
vigili che si mettono in malattia in massa durante le feste, tanto nessuno sarà
mai punito. Se questa è la capitale, chi salverà il Paese?
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di La Repubblica –
10- marzo – 2017 -
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