Tanti auguri … alle creature più complicate e
meravigliose di tutto il creato!
Tu sei
figlia,
Tu se mamma,
tu sei nonna
tu sei
Passione, dolore, intrigo, amore,
“tu sei Donna”
Salvatore
Spagnolo
Lo Sapevate Che: Libera Donna In Libero Stato
Massimo Gramellini
Cercavo uno spunto per parlare dell’Otto marzo senza
farvi cascare troppo le braccia, quando mi sono imbattuto nell’intervista a una
delle donne più famose del mondo, l’icona musicale Lady Gaga. Ha raccontato di
essere stata vittima dei bulli durante il liceo: esclusa dalle feste, ignorata
dai ragazzi e derisa dalle amiche, che una volta la gettarono persino nel
bidone della spazzatura. Ho finalmente capito perché questa diva, appesa sui
muri delle stanze di metà degli adolescenti del pianeta, continua a
vivere in maschera e a mostrare uno sguardo sfuggente
I problemi non si risolvono, si superano. Lady Gaga
dev’essersi inerpicata sui suoi problemi per tentare di oltrepassarli,
costruendo un personaggio che le ha dato fama e ricchezza, ma probabilmente non
l’unica libertà che conta: quella di essere se stessa. Tornando ai comuni
mortali (i divi servono a questo, a fornirci un pretesto per parlare di noi),
non credo che oggi le donne siano chiamate a scegliere fra il modello Fornero e
il modello Belen, ma fra un modello maschile e uno femminile. Molte di loro,
per vedersi riconosciuto un ruolo in questa società, tendono a comportarsi come
maschi. Ma non essendolo, si nascondono da sé stesse, infelici e smarrite. La
vera festa della donna è il coraggio di essere donna e di imporsi come tale
ogni giorno, infischiandosene del giudizio. Sostiene «non del tutto a torto»
(ormai parlo come Monti, scusate) una mia cara amica: il mondo avido e violento
di voi maschi etero ha miseramente fallito, ora tocca a noi donne e ai gay
costruirne uno più umano.
Stampa 06-03-12
Lo Sapevate che: Noi Donne Orgogliose e Libere Di
Essere Diverse
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Elena Loewenthal
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Che cosa ci dice, oggi, questa esplosione di fiori
gialli? La mimosa è una creatura modesta eppure prepotente, s’arrampica nei
luoghi più impervi, è tenace con la terra e sfida le intemperie. Quest’anno
in molti luoghi è fiorita troppo presto, ingannata dal caldo, poi si è
intirizzita. Ma oggi è dappertutto: nelle mani e nei capelli, sugli angoli di
strada. La giornata internazionale della donna, comunemente chiamata «festa»,
è in realtà memoria di un evento terribile: un incendio divampato in una
fabbrica dove morirono tante operaie.
Al di là dell’equivoco di fondo che ha trasformato in allegria festosa un tragico ricordo di morte, al di là dell’inevitabile dose di retorica che in questo nostro presente tanto laicizzato quanto affamato di celebrazioni ogni ricorrenza porta con sé, è lecito domandarsi quale sia, ancora, il senso di questa giornata particolare. A incominciare dalla sua denominazione ufficiale, che racchiude il femminile in un singolare generico: questa è la festa non delle donne, ma della donna. Come una sorta di entità astratta, inafferrabile e forsanche angelicata. La donna come singolare femminile, nella nostra certo difettosa e perfettibile ma tutto sommato progredita civiltà, non esiste più. Se c’è una conquista che possiamo rivendicare, noi che ci siamo ritrovate con il grosso del lavoro fatto dalla generazione precedente quella dei reggiseni al rogo e delle grandi battaglie per l’emancipazione - questa conquista è il nostro diritto alla pluralità. Non siamo più una massa indistinta che la pensa e la dice all’unisono. Non abbiamo più bisogno dell’unanimità come arma di lotta - l’unica che in fondo avevamo, noi donne, negli ultimi millenni. Da queste parti possiamo ormai rivendicare il diritto a non essere più tutte eguali, a non doverci ritrovare sempre tutte sullo stesso fronte, sempre tutte dalla stessa parte. Questo discorso vale ovviamente soltanto per noi, donne emancipate dell’Occidente. Noi che non abbiamo più bisogno di identificarci in un unico modello, di schierarci compatte per ottenere ciò che ci spetta, in quanto umanità rimasta marginale perché qualcun altro ti ha imposto quell’angolo d’esistenza, sin dai primordi della storia. Questo discorso non vale per i milioni di donne che debbono ancora lottare per tutto ciò. Il loro femminile singolare va rispettato per quello che è e deve essere. Ma il nostro, ormai, ci sta un po’ stretto. Negli ultimi quarant’anni abbiamo imparato il valore aggiunto del plurale e come tale ci consideriamo - prima ancora di pretendere di essere considerate: non un insieme monocorde, tutto eguale a se stesso. Piuttosto un universo colorato e discordante, come i tanti fiori diversi che in questa beata stagione fanno capolino dalla terra, sui rami ancora spogli degli alberi. |
Lo Sapevate Che:
L’Intollerabile costo della violenza contro le donne
C’era anche Silvana nei cortei dell’8
marzo di fine Anni 70. Gioiosi, arrabbiati: ci si sentiva forti e unite
rivendicando, tra slogan e mimose, diritti oggi dati per scontati. E lei era
una ragazza indipendente, con un bel lavoro, un bambino fuori dal matrimonio.
Poi però si è innamorata di un vedovo con due figli, benessere, carriera,
sogni, passione: lo ha sposato rimanendo di nuovo incinta. E pian piano tutto è
cambiato: controlli, gelosie, ire, polemiche sui conti. Violenza sempre più
feroce, senza ragione. Silvana si è dimenticata della sua giovinezza ribelle:
ha sopportato la brutalità del marito per 25 anni, un inferno per sé, i figli,
la dignità. Finché lui non le ha quasi spaccato la testa e lei ha creduto di
morire… L’hanno salvata i medici, ma anche le operatrici dello sportello
SoStegno Donna del San Camillo di Roma e dell’Azienda Sanitaria di Trieste.
Offrono sostegno alle vittime di maltrattamenti le aiutano a trovare il
coraggio di parlare, capire, risollevarsi. O meglio denunciare, separarsi,
fuggire. Come fanno negli Spazi Donna di quartieri difficili a Napoli (San
Lorenzo e Scampia), Palermo (Zen e Borgo Vecchio), Roma (San Basilio). Perché
in Italia sono 6 milioni 788 mila le donne tra i 16 e i 70 anni che hanno
subito violenza fisica o sessuale (dati Istat): una su tre. Soprattutto per
mano del partner o di un ex o di un familiare. E un terzo trascorre la vita
senza parlarne con nessuno. Il che dà la misura delle dimensioni impressionanti
del sommerso. Che ha costi umani inestimabili anche per i figli, presenti nel
65 per cento dei casi, con gravi danni psicologici. E ha costi economici
allarmanti per la società: quasi 17 miliardi di euro l’anno, secondo la prima
indagine nazionale, condotta da WeWorld. Per cure sanitarie e psicologiche,
spese legali e giudiziarie, impiego delle forze dell’ordine, dei servizi
sociali ì dei centri antiviolenza, mancata produttività. Ma anche riduzione
della qualità della vita, vulnerabilità, impatto sulle relazioni (..).
8 Marzo/ A Sud Qualcosa
Di Nuovo
Due milioni di euro: li mette a disposizione la Fondazione
con il Sud per progetti che contrastano la violenza in genere. Bando donne è ricolto alle
organizzazioni del Terzo settore di Basilicata, Calabria, Campania, Puglia,
Sardegna e Sicilia. Le idee vanno presentate online entro il 5 aprile. In
seguito le proposte più meritevoli saranno convertite in progetti esecutivi (fondazioneconilsud.it).
8 Marzo/ Un Aiuto Viene
Dall’Arte
Donne: violenza e ricostruzione. Su questo tema Torino
propone una conferenza internazionale (l’8marzo a Palazzo Barolo) e due mostre.
Sei case fantastiche di Paola Risoli, che lavora con le ospiti della Comunità
Fragole celesti, vittime di maltrattamenti e violenze sessuali. E Abusi: opere
realizzate dalle stesse donne della comunità. Nella convinzione che l’arte
possa essere strumento di cura (fragolecelesti.it).
Antonella Barina – Il Venerdì di La Repubblica – 8 marzo 2017
Consigliato
da Cristina Brignole - Insegnante presso il Ministero della Pubblica Istruzione
8 Marzo, Festa della Donna, lettura, poesie, poesie dedicate alle
donne, poesie per la festa della
donna
Dal “Cantico
dei cantici” a “Il serpente che danza” , ecco dieci componimenti in versi
dedicati alle donne scritti da grandi autori…
MILANO – Di
donne hanno scritto in tanti – poeti, poetesse, scrittori –, in epoche diverse
e con diverse connotazioni. Numerose sono le poesie che hanno come tema
centrale la donna, la sua forza e fragilità, il rapporto con l’altro sesso e
con il proprio mondo interiore. Per la Festa della Donna, abbiamo scelto i 10
componimenti a nostro parere più belli ed emozionanti.
Cantico dei
cantici, Bibbia
Quanto sei bella, amata mia, quanto sei bella!
Gli occhi tuoi sono colombe,
dietro il tuo velo.
Le tue chiome sono come un gregge di capre,
che scendono dal monte Gàlaad.
I tuoi denti come un gregge di pecore tosate,
che risalgono dal bagno;
tutte hanno gemelli,
nessuna di loro è senza figli.
Come nastro di porpora le tue labbra,
la tua bocca è piena di fascino;
come spicchio di melagrana è la tua tempia
dietro il tuo velo.
Quanto sei bella, amata mia, quanto sei bella!
Gli occhi tuoi sono colombe,
dietro il tuo velo.
Le tue chiome sono come un gregge di capre,
che scendono dal monte Gàlaad.
I tuoi denti come un gregge di pecore tosate,
che risalgono dal bagno;
tutte hanno gemelli,
nessuna di loro è senza figli.
Come nastro di porpora le tue labbra,
la tua bocca è piena di fascino;
come spicchio di melagrana è la tua tempia
dietro il tuo velo.
Tutta bella
sei tu, amata mia,
e in te non vi è difetto.
e in te non vi è difetto.
Io voglio
del ver la mia donna laudare, Guido Guinizzelli
Io voglio del ver la mia donna laudare
Ed assembrarli la rosa e lo giglio:
più che stella diana splende e pare,
e ciò ch’è lassù bello a lei somiglio.
Io voglio del ver la mia donna laudare
Ed assembrarli la rosa e lo giglio:
più che stella diana splende e pare,
e ciò ch’è lassù bello a lei somiglio.
Verde river’
a lei rasembro a l’are,
tutti color di fior’, giano e vermiglio,
oro ed azzurro e ricche gioi per dare:
medesmo Amor per lei rafina meglio.
tutti color di fior’, giano e vermiglio,
oro ed azzurro e ricche gioi per dare:
medesmo Amor per lei rafina meglio.
Passa per
via adorna, e sì gentile
ch’abassa orgoglio a cui dona salute,
e fa ‘l de nostra fé se non la crede:
ch’abassa orgoglio a cui dona salute,
e fa ‘l de nostra fé se non la crede:
e no ‘lle
po’ apressare om che sia vile;
ancor ve dirò c’ha maggior vertute:
null’om po’ mal pensar fin che la vede.
ancor ve dirò c’ha maggior vertute:
null’om po’ mal pensar fin che la vede.
A tutte le
donne, Alda Merini
Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l’emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d’amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d’amore.
Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l’emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d’amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d’amore.
Corpo di
donna, Pablo Neruda
Corpo di donna, bianche colline, cosce bianche,
assomigli al mondo nel tuo gesto di abbandono.
Il mio corpo di rude contadino ti scava
e fa scaturire il figlio dal fondo della terra.
Fui solo come un tunnel. Da me fuggivano gli uccelli
e in me irrompeva la notte con la sua potente invasione.
Per sopravvivere a me stesso ti forgiai come un’arma,
come freccia al mio arco, come pietra per la mia fionda.
Ma viene l’ora della vendetta, e ti amo.
Corpo di pelle, di muschio, di latte avido e fermo.
Ah le coppe del seno! Ah gli occhi d’assenza!
Ah le rose del pube! Ah la tua voce lenta e triste!
Corpo della mia donna, resterò nella tua grazia.
Mia sete, mia ansia senza limite, mio cammino incerto!
Rivoli oscuri dove la sete eterna rimane,
e la fatica rimane, e il dolore infinito.
Corpo di donna, bianche colline, cosce bianche,
assomigli al mondo nel tuo gesto di abbandono.
Il mio corpo di rude contadino ti scava
e fa scaturire il figlio dal fondo della terra.
Fui solo come un tunnel. Da me fuggivano gli uccelli
e in me irrompeva la notte con la sua potente invasione.
Per sopravvivere a me stesso ti forgiai come un’arma,
come freccia al mio arco, come pietra per la mia fionda.
Ma viene l’ora della vendetta, e ti amo.
Corpo di pelle, di muschio, di latte avido e fermo.
Ah le coppe del seno! Ah gli occhi d’assenza!
Ah le rose del pube! Ah la tua voce lenta e triste!
Corpo della mia donna, resterò nella tua grazia.
Mia sete, mia ansia senza limite, mio cammino incerto!
Rivoli oscuri dove la sete eterna rimane,
e la fatica rimane, e il dolore infinito.
Alla sua
donna, Giacomo Leopardi
Cara beltà che amore
Lunge m’inspiri o nascondendo il viso,
Fuor se nel sonno il core
Ombra diva mi scuoti,
O ne’ campi ove splenda
Più vago il giorno e di natura il riso;
Forse tu l’innocente
Secol beasti che dall’oro ha nome,
Or leve intra la gente
Onima voli? o te la sorte avara
Ch’a noi, t’asconde, agli avvenir prepara?
[…]
Cara beltà che amore
Lunge m’inspiri o nascondendo il viso,
Fuor se nel sonno il core
Ombra diva mi scuoti,
O ne’ campi ove splenda
Più vago il giorno e di natura il riso;
Forse tu l’innocente
Secol beasti che dall’oro ha nome,
Or leve intra la gente
Onima voli? o te la sorte avara
Ch’a noi, t’asconde, agli avvenir prepara?
[…]
Donne
appassionate, Cesare Pavese
Le ragazze al crepuscolo scendendo in acqua,
quando il mare svanisce, disteso. Nel bosco
ogni foglia trasale, mentre emergono caute
sulla sabbia e si siedono a riva. La schiuma
fa i suoi giochi inquieti, lungo l’acqua remota.
Le ragazze al crepuscolo scendendo in acqua,
quando il mare svanisce, disteso. Nel bosco
ogni foglia trasale, mentre emergono caute
sulla sabbia e si siedono a riva. La schiuma
fa i suoi giochi inquieti, lungo l’acqua remota.
Le ragazze
han paura delle alghe sepolte
sotto le onde, che afferrano le gambe e le spalle:
quant’è nudo, del corpo. Rimontano rapide a riva
e si chiamano a nome, guardandosi intorno.
Anche le ombre sul fondo del mare, nel buio,
sono enormi e si vedono muovere incerte,
come attratte dai corpi che passano. Il bosco
è un rifugio tranquillo, nel sole calante,
più che il greto, ma piace alle scure ragazze
star sedute all’aperto, nel lenzuolo raccolto.
[…]
sotto le onde, che afferrano le gambe e le spalle:
quant’è nudo, del corpo. Rimontano rapide a riva
e si chiamano a nome, guardandosi intorno.
Anche le ombre sul fondo del mare, nel buio,
sono enormi e si vedono muovere incerte,
come attratte dai corpi che passano. Il bosco
è un rifugio tranquillo, nel sole calante,
più che il greto, ma piace alle scure ragazze
star sedute all’aperto, nel lenzuolo raccolto.
[…]
Tanto
gentile e tanto onesta pare, Dante Alighieri
Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.
Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.
Ella si va,
sentendosi laudare,
benignamente d’umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.
benignamente d’umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.
Mostrasi sì
piacente a chi la mira,
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ‘ntender no la può chi no la prova;
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ‘ntender no la può chi no la prova;
e par che de
la sua labbia si mova
un spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: Sospira.
un spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: Sospira.
Maria Teresa
di Calcutta
Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,
i capelli diventano bianchi,
i giorni si trasformano in anni.
Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,
i capelli diventano bianchi,
i giorni si trasformano in anni.
Però ciò che
è importante non cambia;
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno.
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno.
Dietro ogni
linea di arrivo c’è una linea di partenza.
Dietro ogni successo c’è un’altra delusione.
Dietro ogni successo c’è un’altra delusione.
Fino a quando
sei viva, sentiti viva.
Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo.
Non vivere di foto ingiallite…
insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.
Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo.
Non vivere di foto ingiallite…
insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.
Non lasciare
che si arrugginisca il ferro che c’è in te.
Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.
Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.
Quando a
causa degli anni non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Però non trattenerti mai!
Quando non potrai camminare veloce, cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Però non trattenerti mai!
Sonetto 18,
William Shakespeare
Dovrò paragonarti ad un giorno estivo?
Tu sei più amabile e temperato:
cari bocci scossi da vento eversivo
e il nolo estivo presto è consumato.
Dovrò paragonarti ad un giorno estivo?
Tu sei più amabile e temperato:
cari bocci scossi da vento eversivo
e il nolo estivo presto è consumato.
L’occhio del
cielo è spesso troppo caldo
e la sua faccia sovente s’oscura,
e il Bello al Bello non è sempre saldo,
per caso o per corso della natura.
e la sua faccia sovente s’oscura,
e il Bello al Bello non è sempre saldo,
per caso o per corso della natura.
Ma la tua
eterna Estate mai svanirà,
né perderai la Bellezza ch’ora hai,
né la Morte di averti si vanterà
né perderai la Bellezza ch’ora hai,
né la Morte di averti si vanterà
quando in
questi versi eterni crescerai.
Finché uomo respira o con occhio vedrà,
fin lì vive Poesia che vita a te dà.
Finché uomo respira o con occhio vedrà,
fin lì vive Poesia che vita a te dà.
Il serpente
che danza, Charles Baudelaire
O quant’amo vedere, cara indolente,
delle tue membra belle,
come tremula stella rilucente,
luccicare la pelle!
Sulla capigliatura tua profonda
dall’acri essenze asprine,
odorosa marea vagabonda
di onde turchine,
come un bastimento che si desta
al vento antelucano
l’anima mia al salpare s’appresta
per un cielo lontano.
I tuoi occhi in cui nulla si rivela
di dolce né d’amaro
son due freddi gioielli, una miscela
d’oro e di duro acciaro.
Quando cammini cadenzatamente
bella nell’espansione,
si direbbe, al vederti, che un serpente
danzi in cima a un bastone.
O quant’amo vedere, cara indolente,
delle tue membra belle,
come tremula stella rilucente,
luccicare la pelle!
Sulla capigliatura tua profonda
dall’acri essenze asprine,
odorosa marea vagabonda
di onde turchine,
come un bastimento che si desta
al vento antelucano
l’anima mia al salpare s’appresta
per un cielo lontano.
I tuoi occhi in cui nulla si rivela
di dolce né d’amaro
son due freddi gioielli, una miscela
d’oro e di duro acciaro.
Quando cammini cadenzatamente
bella nell’espansione,
si direbbe, al vederti, che un serpente
danzi in cima a un bastone.
LIBERIAMO.IT
Network – Storie di chi ama la Natura -
6 marzo 2016
Uomini e Donne
Mio marito,
mi ha regalato un bel libro, intitolato:
“Tutto Quello
Che gli Uomini
Sanno delle Donne”
L’ho
sfogliato: le pagine del libro sono tutte
bianche!!!
Noi donne
siamo come un libro aperto.
Che cosa
sanno gli uomini delle donne?
Grazie a
questo agile volume il lettore e le lettrici possono
Finalmente
trovare la risposta all’annosa questione: nulla,
il libro è
completamente bianco.
E non poteva
essere altrimenti.
Vi è mai
capitato di domandare a un uomo che genere
Di problemi
abbia con la propria compagna?
Oppure, che
cos’è che la rende felice?
O ancora,
perché sono settimane che lei
Non gli rivolge
la parola?
Elettroencefalogramma
piatto.
Gli uomini
ne sanno di donne quanto i calciatori di filosofia!..
(Genuine Roman Art – newton compton editori)
8 Marzo, Festa Della Donna:
prepariamo qualche specialità.
Menù per la festa della donna
Cocktail Mimosa
Viene
preparato con spremuta d’arancia e Prosecco.
Composto da
1/3 di spremuta d’arancia e 2/3 di Prosecco freddo.
Carpaccio Di Manzo Scottato Con salsa Mimosa
Per 4 persone
500 gr di fettine sottili di manzo
(per carpaccio o tagliata), mix di erbe aromatiche, olio, sale e pepe.
Versare 10 cucchiai d’olio in un
piatto e unire un pizzico di sale e pepe e una abbondante presa di erbe
aromatiche. Immergere le fette di carne nel piatto e rigirarle nell’olio in
modo da ungerle bene su tutti i lati. Scaldare una griglia o una larga padella
e cuocere le fettine per 1 minuto. Girarle e cuocerle un minuto anche
dall’altro lato. Servirle subito, accompagnandole con salsa mimosa, con verdura
cotta o cruda. (segue salsa mimosa)
Salsa Mimosa Delicata
5 cucchiai di maionese, 3 uova, un
piccolo porro, 1 cucchiaio di senape, la scorza grattugiata di ¼ di limone, un
pizzico di sale.
Lessate le uova per 10 minuti e
lasciatele raffreddare. In una ciotola mescolate la senape con la maionese,
aggiungete qualche fettina di porro, precedentemente sbollentato per qualche
minuto.
Sbucciate le uova e usando sia il
rosso che il bianco, riducetele in poltiglia con una forchetta. Unite la scorza
di limone e tutti gli ingredienti. Mescolate bene e se occorre aggiustate di
sale.
Torta Mimosa
Per 6 persone
Ingredienti:
Per il Pan di Spagna:
5 uova, 200 gr di zucchero semolato,
150 gr di farina bianca, 100 gr di fecola di patate, 1 bustina di lievito per
dolci, 1 limone non trattato.
Per la crema:
½ litro di latte, 80 gr di zucchero
semolato, 60 gr di farina, 4 tuorli d’uovo,250 gr di panna da montare, 1
bustina di vanillina.
1 scatola di ananas sciroppato, 1
bicchierino di Rum, zucchero a velo q.b., per la tortiera burro e farina.
Preparazione del Pan di Spagna
In una ciotola lavorare a spuma gr
150 di zucchero semolato con i tuorli d’uovo. Lavare accuratamente il limone,
grattugiare la buccia gialla. Con lo zucchero residuo montare gli albumi a neve
e unirli al primo composto, unire il limone grattugiato. Mischiare le due
farine con il lievito e poco alla volta, unirle al composto preparato.
Amalgamare bene il tutto. Imburrare e infarinare una pirofila rotonda, versarvi
l’impasto. Fare cuocere in forno preriscaldato a 180° per 40 minuti. Togliere
dal forno e lasciar raffreddare la preparazione.
Tagliare il Pan di Spagna in 3
dischi.
Sbriciolare la parte superiore
formando delle piccole palline o dadini.
Scolare l’ananas dal liquido che si
terrà da parte.
Tagliare le fette di ananas in
piccoli pezzi che si metteranno ad asciugare su carta assorbente da cucina.
Preparazione della Crema
Mettere il latte in una casseruola
con la vaniglia e portarlo a bollore. Toglierlo dal fuoco. Nel mentre in una
ciotola lavorare i tuorli con lo zucchero semolato, sino a renderli spumosi.
Unire pian piano la farina e poco alla volta il latte intiepidito. Mettere il
tutto nella casseruola sul fuoco basso e continuando a mescolare (meglio con
una frusta), portare ad ebollizione sin che la crema si sia addensata. Versare
la crema in una ciotola per farla raffreddare, coprendo la ciotola con
pellicola affinchè non si formi in superficie una crosticina.
Montare la panna (tenerne 4 cucchiai
da parte).Unirla alla crema lavorando dal basso verso l’alto, unire anche i
pezzettini di ananas.
Preparazione finale della Torta Mimosa
Unire il Rum al liquido di ananas
tenuto da parte.
Spennellare il disco di base con lo
sciroppo preparato, spalmarvi sopra la crema con i pezzettini di ananas.
Disporre sopra questo disco un altro
disco di Pan di Spagna e ripetere l’operazione. facendo in modo che il contorno
esterno del dolce si arrotondi (il dolce dovrà risultare a cupola).
Distribuire sopra la crema le
molliche di Pan di Spagna preparate, cercando, aiutandovi con le mani, di farle
aderire bene anche sul bordo. Deve risultare come un grande fiore di mimosa.
Spolverare la superficie con
zucchero a velo e lasciare riposare la torta qualche ora, prima di servirla.
Buona festa a
tutte le Donne! ♥
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