“Non vediamo Barcellona-Psg?” chiedo
entrando in casa dei miei. La domanda è retorica perché la partita non è in
chiaro e la pay per view anche
stasera ha tolto ai non abbonati, e quindi alle masse, l’evento sportivo più
importante. Mia figlia, sul divano con i nonni, non sa che c’era un tempo in
cui la Coppa dei Campioni, Mondiali di calcio, Wimbledon, Olimpiadi e F1 si
vedevano in tv senza decoder o login,
accessibili a tutti, momento culturale di crescita collettiva, condivisione
virale di gioie e dolori oltre ogni social network futuro. Mi siedo a tavola,
apro twitter per inerzia, il Barcellona segna il 3-0. Dopo il 4-0 subito a
Parigi, ora l’impresa del Barcellona non è più impossibile come sembrava, ma
noi ci stiamo pigramente rassegnando a vedere un film con Julia Roberts solo
perché girato a Roma e mio padre di trafficare su siti pirata pare non avere
molta voglia. Chattando per frustrazione scrivo tra amici: ”Che veleno ‘sta
cosa che la Champions stia su Mediaset Premium”. Il tempo di posare il telefono
che quello si mette a suonare. È Sandro, l’amico Sandro, il sodale Sandro, il
tifoso Sandro, l’abbonato Sandro. Visto l’Sos
del naufrago, mi lancia la scialuppa dei suoi codici. Mia figlia mi aiuta a
memorizzare username e password, ma le connessioni contemporanee con
quell’abbonamento sono troppe, non riesco ad accedere. Sandro fa un rapido
censimento di amici e parenti connessi, smanetta il dovuto e in un istante mi
connetto. Ma per sbaglio si è sconnesso lui. “Scusa Sandro, se la devi vedere
tu non fa niente”. “No, vedetevela voi, siete in famiglia, siete un gruppo. E
poi hanno appena preso erg ò”.
Insomma, ci dice male, nemmeno il tempo di connetterci con la remuntada che la remuntada non c’è più. Il 3-0 è diventato 3-1 e ora il Barcellona
dovrebbe farne altri tre in meno di mezz’ora. Forse vedere la partita ora che
ci siamo finalmente connessi ha meno senso di prima, ma il dono è stato
talmente improvviso e generoso che rinunciarci sarebbe da ingrati. E poi
Sandro, dato il risultato, forse ha mollato. E poi non si sa mai, mica è finita.
E poi c’è Neymar, che in Brasile chiamano O
craque (il crack) ma che a me, più per provocazione che per altro, è sempre
sembrato una pippa. Ragion per cui Neymar segna su punizione all’88°, poi su
rigore regalato al 90° e infine manda in porta un compagno al 95° per il
delirio finale, al Camp Nou quasi come a casa nostra e in chissà quante altre.
Col senso di colpa di chi ha appena vinto la lotteria col biglietto dell’amico,
prendo il telefono. “Sandro, l’hai vista?”. “In spagnolo!” risponde lui
ridendo, “su un sito pirata!”. Ecco, ora sì, raccontarla ai nipoti si può e
sarà anche divertente.
Diego Bianchi
– Il Sogno di Zoro – Il Venerdì di La Repubblica -17 marzo 2017 -
Nessun commento:
Posta un commento