Per Sbarrare La Strada al Front National la Francia anti
populista punta su un campione insolito. Un estraneo ai grandi partiti
democratici della Quinta Repubblica. Non proprio un cavaliere solitario. Benché
non abbia ancora quarant’anni ha un ricco passato politico. Ha fatto parte
della famiglia socialista e usufruito della simpatia della desta liberale. Poi
ha preso le distanze e si è creato su misura quello che dovrebbe essere un
limbo politico. Né di destra né di sinistra. Non teme di contraddire il
Presidente Mao che almeno su un punto aveva ragione: quando diceva che anche
nel deserto c’è una sinistra e una destra. Emmanuel Macron ha battezzato la sua
formazione “In marcia!”, un’espressione che indica movimento, ma non si sa in
quale nuova direzione. La formula resta vaga. Ed è una virtù in una stagione in
cui prevale il rifiuto della politica etichettata. Il nostro eroe non è certo
un giamburrasca: qualcuno che, imitando i clown entrati in politica, scompiglia
le carte. Emmanuel Macron vuole incarnare la competenza giovanile. Rassicura.
Non sorprende. Sembra arrivato in prima fila, sulla ribalta politica, per
incanto. Per caso. Ma non è così. Tutto in lui sembra pianificato per sedurre.
Ha frequentato le banche, non quelle qualsiasi; ha lavorato per i Rothschild; è
stato alto funzionario alla presidenza socialista della Repubblica, e anche
ministro dell’Economia in un governo altrettanto formalmente socialista. Un non
più tanto giovane prodigio. Non ricordo di averlo visto senza cravatta in un
video, in una fotografia, in tv. Non indossa la divisa del politico parigino
soltanto al Touquet, la spiaggia alto borghese della Costa d’Opale, affacciata
sulla Manica, dove ha una casa la moglie Brigitte. Ha conosciuto Brigitte al
liceo. Lei era in cattedra, con un quarto di secolo più di lui, e Emmanuel
imberbe era ancora sui banchi di scuola. L’amore tra l’insegnante e lo studente
esemplare dura ancora. Manca circa un mese al primo turno del 23 aprile e poco
più al ballottaggio del 7 maggio, ma stando alle indagini d’opinione lui appare
il favorito come candidato alla carica di ottavo presidente della Quinta
Repubblica. Raccoglie in molti sondaggi lo stesso numero di intenzioni di voto
aggiudicato a Marine Le Pen al primo turno. Dal quale dovrebbero uscire
entrambi in testa e quindi destinati a confrontarsi nel finale. Macron avrà
allora la missione di sbarrare la strada alla leader populista. Nel caso Marine
Le Pen dovesse prevalere, l’Unione Europea sprofonderebbe in una crisi che le
potrebbe essere fatale. La candidata populista vuole infatti indire un
referendum sull’appartenenza della Francia all’Ue, come è accaduto in Gran
Bretagna. Insomma, dal suo limbo politico, Emmanuel Macron dovrà salvare
l’Unione Europea. I sondaggi si sono rivelati sempre più
inattendibili: un francese su tre non sa ancora cosa indicherà sulla scheda una
volta rinchiuso nella cabina elettorale. Nulla è dunque scontato, ma già da
adesso si può dire che con la sua garbata audacia, con la sua sfacciata
compostezza, Emmanuel Macron sta cambiando i connotati alla Quinta Repubblica.
Nessuno dei due principali parti che hanno ritmato la sua esistenza dal 1958,
anno in cui de Gaulle la fondò, risulta per ora in grado di partecipare alla
fase decisiva delle elezioni presidenziali. La destra (Les républicains), erede
bastarda dell’originario movimento gollista, e il Patito socialista ne saranno
esclusi. La base elettorale di destra, che non gradiscono il loro candidato
ufficiale, il cattolico conservatore (con accenti lepenisti) François Fillon;
come i socialisti moderati (riformisti) non si riconoscono nel candidato
ufficiale del partito, Benoit Hamon, giudicato espressione di una sinistra
troppo radicale. Gli scontenti di sinistra e di destra convergono nel limbo
politico di Emmanuel Macron. A lui, non alle forze democratiche tradizionali,
affidano il compito di sconfiggere il populismo del Front National. È una
diserzione di massa. È anche il ricorso della società a un utile jolly: la
“matta” che può rappresentare qualsiasi carta. Il programma di Macron è in
sostanza un neo liberismo tutt’altro che innovatore, buono per il centro destra
come per il centro sinistra. Ma lui appare come l’uomo nuovo capace di fermare
la valanga populista che dalla Francia minaccia l’Europa.
Bernardo
Valli – Dentro E Fuori – L’Espresso – 19 marzo 2017
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