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lunedì 27 marzo 2017

Lo Sapevate Che: Allungare la vita un segreto da Nobel...



 Osservando al microscopio il Tetrahymena, un curioso protozoo da lei definito “”feccia da stagno” nei giorni di frustrazione e Bip Bippadotta (il pupazzo tutto peli del Muppet Show) nei giorni lieti, la biochimica australiana Elisabeth Blackburn ha trovato la data di scadenza che tutti gli animali, uomo compreso, portano scritta nelle loro cellule. Insomma, il segreto dell’invecchiamento cellulare. Una scoperta che le è valsa il premio Nobel nel 2009 e che oggi il fondamento di una nuova scienza della longevità. Oggi Blackburn, e la coautrice di diversi suoi importanti studi, Elissa Epel, docente di psichiatria alla University of California di San Francisco, pubblicano in Italia La scienza che allunga la vita (..). Un saggio che spiega come possiamo sfruttare la conoscenza dei cromosomi per conquistare un certo grado di controllo sul processo di invecchiamento. Tutto parte dal mistero risolto dalla Blakburn: a cosa servono òe estremità finali dei cromosomi. Dette telomeri? La scienziata ha capito che quelle strane sequenze ripetute di basi di Dna che “incappucciano” le estremità dei cromosomi – che nel 1971 il biologo russo Alexey Olovnikow battezzò “telomeri”, dal greco tèlos, dine, e mèros, parte – hanno la stessa funzione dei cilindretti di plastica alle estremità dei lacci da scarpe, proteggono il “laccio” a doppia elica e gli impediscono di sfilacciarsi durante momenti delicati e instabili come le divisioni cellulari. In che senso questi pezzetti di cromosoma portano incisa la nostra “data di scadenza? “con passare del tempo, le nostre cellule continuano a dividersi rinnovando gli organi e i tessuti. Ma – ameno di non essere cancerose – non possono farlo all’infinito: prima o poi non riescono più. A quel punto, sono invecchiate perdono molte delle loro funzioni di globuli bianchi non riescono più a identificare gli invasori da aggredire, per esempio e muoiono, causando anche l’invecchiamento degli organi. (..). Ma se questo è il meccanismo, ed è così inesorabile come appare, in che modo si può intervenire per “allungare la vita”, come suggerite nel titolo del libro? “In realtà io e il mio team abbiamo scoperto che esiste un piccolo bricoleur che ripara le punte dei cromosomi: è un enzima che abbiamo chiamato telomerasi. Provvidenziale, perché – in certe condizioni – permette ai telomeri di riallungarsi, posponendo, così, la morte delle cellule. (..). Come si evita che i telomeri si accorcino troppo? “Da un lato stando attenti a ciò che li fa accorciare, e dall’altro conoscendo ciò che, appunto, può aumentare la produzione dell’enzima telomerasi. A oggi è ancora impossibile produrre un “elisir di giovinezza” che alzi artificialmente la telomerasi, perché si rischia che le cellule non smettano più di dividersi, ossia il cancro. (..). E il sonno influisce? “diversi studi mostrano che gli uomini che dormono solo cinque ore a notte hanno telomeri più corti degli uomini che ne dormono almeno sette. La quantità davvero importante di sonno è sette ore: dopo queste, i miglioramenti sono trascurabili, I cromosomi ci dicono anche che il sonno difende il sistema immunitario. (..). Quali altri fattori possono avvicinare la nostra “data di scadenza”? “Uno è il pessimismo: nel 2009 io e Elissa Epel, in studi su donne sane sia pre-menopausa che post- menopausa, abbiamo visto che le più pessimiste avevano i telomeri più brevi. In particolare quelli dei leucociti. Più in generale, ciò che ha effetto sui telomeri – e abbiamo riscontrato proprio una relazione di causa ed effetto, non una semplice correlazione – è la sensazione di essere “minacciati. Chi affronta gli ostacoli come “minacce” invece che come “sfide” è più esposto allo stress, e lo stress – quando è continuo – può accorciare i telomeri. Il pessimismo è una sorta di estensione nel tempo, e a tutte le circostanze, del senso di minaccia- Poi c’è la depressione, ancora più deleteria per i cromosomi, perché – come ci dicono diversi studi – mentre il nostro organismo può riprendersi dai danni dello stress e, grazie all’enzima telomerasi, ripristinare i nostri telomeri, la depressione – se protratta per oltre si mesi – pu far sì che l’accorciamento dei telomeri diventi irrimediabile”. (..). Un’ultima curiosità: come ricorda il momento in cui le è stata annunciata la vittoria del premio Nobel? “Era l’ottobre del 2009. Arriva una telefonata alle due del mattino nella mia casa di San Francisco. Avevo appena preso sonno dopo essere stata, con mio marito, a una festa per i 95 anni di sua madre. Allo squillo ho subito pensato, preoccupata: “Oh no, l’abbiamo fatta strapazzare troppo, e ora si è sentita male”. Invece era una voce con accento svedese, che mi dava l’eccitante notizia del premio. Ero felice, ma un po' incredula, forse perché ancora mezza addormentata. L’incaricato del comitato svedese sembrò rendersene conto, perché mi disse con gentilezza: “Tra non molto la chiameranno molti giornalisti: forse è meglio che si prenda un caffè”. Per inciso: la madre di mio marito in quel momento stava benissimo ed è arrivata serenamente a 101 anni: aveva telomeri meravigliosi”.
Giuliano Aluffi – Scienze – Il Venerdì di La Repubblica – 24 marzo 2017 -

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