“Comunque la notizia del momento è che
si è sciolto l’NCD”, mi riferisce l’amico giornalista consapevole dell’effetto
involontariamente comico di una notizia che non ha nel contenuto
l’autorevolezza per rimanere seria (soprattutto se buttata in mezzo a
conversazioni mirate per lo più a far ridere, ma molto seriamente). Voglio
essere certo del fatto che sia vero che un partito nato nei palazzi appena tre
anni fa, sia già finito, sempre e comunque nei palazzi. “Ti giuro, l’ha detto
poco fa Alfano. E ha aggiunto che è stata un’esperienza che si conclude con
ottimi risultati”. “Per lui”, aggiungiamo in coro, ovviamente ridendo. Ma col
senno di poi, da ridere c’è ben poco, forse niente. Angelino Alfano, in questo
Paese, al netto di episodi istituzionalmente imbarazzanti (su tutti il caso
Shalabayeva e le cariche agli operai dell’AST di Terni a Roma con tanto di reticente
ricostruzione dei fatti in Parlamento può apparentemente tutto. Il suo cv è
straordinario. A 46 anni è gia stato: Deputato regionale (Forza Italia, in
Sicilia), Deputato Nazionale (sempre Forza Italia), Ministro della Giustizia
(Governo Berlusconi, con tanto di Lodo Alfano), Segretario del Popolo della
Libertà, Ministro dell’Interno (Governo Letta e Governo Renzi) e Ministro degli
Esteri (Governo Gentiloni). Per non perdere il grip sulla poltrona ministeriale
di volta in volta prospettata, ad un certo punto ha avuto l’ardire di scaricare
il padre putativo caduto politicamente in disgrazia, dando luogo ad una
scissione nei fatti da subito molto più concreta e tangibile delle tante in
corso attualmente a sinistra. Caricandosi qualche spregiudicato avventuriero di
palazzo, Alfano si è inventato un partito dal nulla, lasciando di fatto nulla
traccia di sé nella politica partecipata, ma dettando orgogliosamente gran
parte dell’agenda politica a governi di centro sinistra che senza il suo Nuovo
Centro Destra non sarebbero durati un giorno. Lo guardavamo ridendo tantissimo
il giorno che cercava di raccontare al mondo e a se stesso il perché del
simbolo (un quadrato blu assediato dalle lettere NCD). Lo faceva come se
davvero ci fosse un senso diverso da quello chiaro a chiunque avesse voglia e
coraggio di aprire la sua pagina su Wikipedia. Dice ora Alfano, dando la linea
a se stesso, che adesso bisogna unirsi con altri per dare una casa comune ai
moderati liberali popolari italiani. Uno pensa vabbè, andrà con il Pd, farà di
tutto per evitare di essere misurato col consenso, non ci sono molte
alternative possibili, soprattutto dopo la scissioncina dei Modem–pro. Lo si
pensa ridendo, ancora, probabilmente sbagliando, ancora. La pagina Wikipedia di
Alfano è già seduta sulla sponda del fiume per un nuovo, incredibile, capitolo.
Diego Bianchi – Il Sogno di Zoro – Il Venerdì di Repubblica –
10 marzo 2017 -
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