E’ davvero curioso e un
po’ deprimente il dibattito per stabilire se sia più eversiva la corruzione
politica o la demagogia antipolitica. Come se non fossero le due facce di una
stessa medaglia. L’una avanza grazie all’altra e la combinazione di entrambe
porta alla rovina una nazione. E’ banale dire la migliore, la più efficace azione della
politica contro l’antipolitica sarebbe una vera lotta alla corruzione. In
Italia questo non è mai avvenuto: Dai tempi in cui Enrico Berlinguer denunciò
per primo la gravità della questione morale è facile dimostrare come i vari
governi, in particolare certo i berlusconiani (ma non solo), abbiano agito
molto più per complicare il lavoro delle guardie, magistrati e polizia, che
quello dei ladri, i corrotti. D’altro canto è altrettanto facile provare come
l’antipolitica nelle sue varie e storiche manifestazioni, una volta diventata
politica abbia finito per corrompersi rapidamente. Perché i sistemi sono più
forti delle persone e perché entrambe, politica e antipolitica, condividono lo
stesso humus sotto culturale e speculano sulla disuguaglianza. Se si vuole
uscire dalla routine dell’attualità, l’ultimo scandalo, la porcheria
intercettata ieri o oggi in un’inchiesta, per allargare un poco lo sguardo, le
cause più profonde del fenomeno appaiono con chiarezza. a anni tutte le
classifiche internazionali sulla corruzione, da parte di qualsiasi organismo,
ci dicono le solite due cose. Che i Paesi meno corrotti, per esempio gli
scandinavi, sono anche quelli con minori differenze sociali e più alto livello
medio d’istruzione. Per contro tanto più crescono i dislivelli sociali e si
abbassa il grado d’istruzione, tanto più si corrompe. L’Italia è, si dirà, un’eccezione
peggiorativa alla regola – ormai viaggiamo sulla media sub sahariana – ma
bisogna considerare il ruolo delle mafie, il costume storico delle classi
dirigenti e il familismo amorale che governa l’intera società. La sostanza però
non cambia di molto. Con Grecia e Bulgaria, l’Italia è il Paese con più
disuguaglianze d’Europa, con minor cultura media e infine (dunque?) con maggior
livello di furberie. Vent’anni fa Mani pulite si è esaurita quando i magistrati
sono passati dalle indagini sui politici alle grandi inchieste sull’illegalità
diffusa. Gherardo Colombo disse allora che per combattere alla radice la
corruzione bisognava cominciare dalle scuole. A qualcosa sarà servito se oggi
nei nomi delle inchieste ricorrono soprattutto nomi del passato, a volte fli
stessi di venti o trent’anni fa. Nel disastro morale, almeno una nota politica
c’è ed è che forse stanno avanzando generazioni d’italiani più onesti.
Curzio Maltese – Contromano – I Venerdì di Repubblica – 19
dicembre 2014
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