Chissà cosa vorrà mai dire: bisogna procreare in maniera
naturale, le coppie devono essere quelle naturali, ci si deve amare in maniera
naturale, i rapporti sessuali devono essere naturali. Chi sa perché l’aggettivo
“naturale” viene così spesso utilizzato per neutralizzare concetti che si
ritiene difficile riuscire a spiegare. Difficile perchè la nostra formazione
culturale non ci consente talvolta di trovare le parole più adatte. O difficile
perché tabù che abbiamo iniziato a considerare naturali – anch’essi naturali –
ci impediscono di scorgere quanto di naturale ci sia in mondi che sembrano da
noi lontani. Con la complessità della vita della nostra e di quella altrui,
dobbiamo abituarci a fare i conti e a trovare parole, quelle adatte, per
descrivere i nostri stati d’animo di fronte a fatti che non riusciamo a
spiegarci. Potremmo comprendere che ciò che detestiamo, ciò che non
sopportiamo, ciò che vorremmo lontano da noi, in realtà ci somiglia. E che
l’odio e la repulsione nascono dalla mancanza di conoscenza, dalla paura
dell’altro. Di un altro che ci sembra troppo diverso perché si possa avere un
reale contatto. In Rete Si Trovano dei video che riprendono le
manifestazioni che lo scorso ottobre hanno animato molte piazze italiane
intorno al ddl Scalfarotto. Una legge che in sostanza estende la Mancino-Reale
sulle discriminazioni etniche, razziali e religiose ad atti motivati da
omofobia e trans fobia. Naturalmente un conto è dare un parere giuridico sulla
norma, un altro è scendere in piazza, come hanno fatto le Sentinelle in piedi,
per dire in maniera troppo semplice che non esistono matrimoni (e unioni)
differenti da quelle tra uomo e donna. Che non esiste un modo per avere figli
diverso dalla procreazione che ci siamo purtroppo con leggerezza abituati a
definire naturale. Un conto è analizzare la norma e comprendere quali
potrebbero essere gli eventuali vuoti interpretativi, un conto è dire ai
microfoni dei giornalisti presenti in piazza che l’amore omosessuale dovrebbe
essere segreto e nascosto perché non si sanno trovare le parole per spiegarlo a
un bambino. Che se si inizia a istituzionalizzare l’amore omosessuale poi si finirà con
l’istituzionalizzare l’amore tra esseri umani e cavalli o maiali. Queste parole
sono state pronunciate a Napoli, ma scommetto che avremmo potuto sentirle in
qualsiasi altra piazza d’Italia. A Torino invece le Sentinelle in piedi
chiamano le forze dell’ordine per allontanare pochi manifestanti con cartelli
contro l’omofobia. Cristiani che preferirebbero che i loro figli non giocassero
con figli di coppie gay, che se escono in strada hanno fastidio nel vedere due
uomini o due donne che passeggiano mano nella mano. Matthew Bourne è un coreografo noto per la sua
stravaganza. Bourne ha completamente stravolto il “Lago dei Cigni” sostituendo
lo stormo di ballerine con cigni maschi. Il principe Sigfried, quindi, si
innamora di una Odette maschio con tutto ciò che comporta. Deve non solo
prendere atto della propria omosessualità, anche fare i conti con una società
che non è pronta a superare quel tabù. Sabato scorso il balletto era in scena a
Milano al Teatro degli Arcimboldi e lo spettacolo era pomeridiano. In sala
c’erano bambini che hanno chiesto ai loro accompagnatori adulti come fosse
possibile che un uomo potesse innamorarsi di un altro uomo. Con quei bambini
c’erano degli adulti che hanno trovato le parole per spiegare che esiste
un’altra forma di amore, diversa da quella tra uomo e donna. I bambini alla
fine dello spettacolo si sono commossi e hanno dimenticato che quello non era
l’amore “normale” che vedono a casa tra la loro mamma e il loro papà. Per i
bambini è molto più semplice superare i tabù perché non hanno ancora avuto il
tempo di strutturare il loro mondo in comportamenti stagni e la famiglia per
loro è un luogo di amore, perché a loro davvero basta quello. A noi forse no, e
qui nascono i problemi. La famiglia è il prodotto dell’evoluzione culturale di
una civiltà, cerchiamo quindi le parole più adatte per spiegare a noi stessi e
a chi ci sta accanto che le forme di famiglia sono molteplici, che non esiste
una famiglia naturale e una innaturale. Riuscire a trovare queste parole è
frutto di evoluzione. Non dimentichiamolo.
Roberto Saviano- L’antitaliano – L’Espresso – 4 dicembre 2014
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