Un anno di corsa. Del resto Matteo Renzi si è insediato a
Palazzo Chigi dicendo che la velocità è il tratto del nostro tempo e lo sarebbe
stato anche del suo governo, alle prese con un’Italia a cui urge
#cambiareverso. Sempre di corsa, tanto da annunciare una riforma al mese e da
beccarsi l’accusa di “annuncite”, il presidente del Consiglio chiude un anno di
mosse a sorpresa in cui ha messo in cantiere molti cambiamenti, prendendo in
contropiede tutti, sindacati in testa. Così è stato per il Jobs Act, la riforma
del lavoro considerata la più urgente, per il bonus di 80 euro per i ceti medio
bassi, per la lotta alla corruzione. Ma- ed è qui la promessa – il 2015
potrebbe riservarci molte altre sorprese molte e diverse da quelle passate. Di
certo il prossimo sarà l’anno dell’addio di Giorgio Napolitano al Quirinale. E
gli effetti speciali che il Parlamento e la politica in generale vorranno
destinarci si giocano molto attorno a questo cambiamento, dal momento che il
presidente della Repubblica è stato il punto di equilibrio di un sistema
politico-istituzionale sempre in bilico. Tanto che il premier scommette sulla
messa in sicurezza almeno della nuova legge elettorale nelle prime settimane
del 2015, prima di quell’annunciato cambio al Colle. Mentre per l’altra grande
riforma dell’architettura dello Stato, l’abolizione del Senato trasformato in
una camera delle Regioni, i tempi andranno lunghi perché si tratta di una
riforma costituzionale (e comunque da realizzare entro il 2015 se la navigazione
del governo procederà senza troppi intoppi). Non c’è però la regola della
persistenza in politica. Dal magma delle novità e delle contraddizioni,
emergeranno l’anno prossimo alcuni fotogrammi italiani più nitidi: dalle
“Marie” del Sulcis che non vogliono farsi strappare il lavoro al rinnovo della
classe dirigente del pd, dopo quel 40,8 % alle europee. Fuori e dentro il
Parlamento, il 2015 si accollerà disperazioni antiche e promesse ancora da
realizzare.
Giovanna Casadio –
News - Donna di Repubblica – 20 dicembre 2014 -
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