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domenica 28 dicembre 2014

Lo Sapevate Che: Italia-Germania un match infinito...



Un impetuoso revival di repubblicanesimo da antichi liberi Comuni contro il germanico Impero ca stringendo in un fascio leghisti e grillini, lepeniani e vetero-sinistrismo. I tirannicidi di un tempo assumono il linguaggio dei più stereotipi pregiudizi nei confronti della storia tedesca. Demagogie suicide sembrano aver trovato nella “volontà di potenza”, nella inalterabile brama di egemonia attribuite al dèmone della Germania il proprio nemico. Non che dall’altra parte manchino ancestrali preconcetti nei confronti dei “Welsche”. Ma il drammatico problema consiste nel fatto che anche attraverso lo scontro tra consunte ideologie sta maturando la crisi complessiva dell’unità europea, senza dubbio crisi culturale e sociale, prima che economica e finanziaria.
Inutile Chiedere ai paladini del nuovo conflitto intra-europeo che cosa avverrebbe delle loro micro-patrie nel caso di una catastrofe del processo unitario. Loro lavorano esattamente per questo. Forse pensano di poter essere più forti come province putiniane. Chiediamo piuttosto agli europeisti: benissimo criticare le politiche tedesche, ma quando mai la costruzione dell’unità europea è proseguita senza una leadership riconoscibile? E’ realistico pensarla senza alcuna gerarchia? Non sarebbe meglio ammettere che, se neppure la potenza tedesca fosse stata in campo in questo periodo, lo sfascio sarebbe risultato alla fine anche più grave? Ma una funzione di comando bisogna sapersela conquistare. Fare i compitini a casa non basta. Tantomeno rifiutare di farli. Ma il neo-repubblicanesimo rigetta ogni potenza, gerarchia, egemonia. Grande e nobile tradizione,se non fosse che in Italia maschera da sempre l’insofferenza egoistica nei confronti della legge, la difesa strenua del “particolare”, la fisiologica debolezza dello Stato. L’Italia è  repubblicana nel senso esattamente opposto di quello indicato dal nome: non perché il bene pubblico è più della somma dei privati, ma perché alle istituzioni si riconosce soltanto quel minimo di potere indispensabile perché non finiscano semplicemente con lo scomparire. L’Italia è repubblicana perché ognuno vorrebbe fare repubblica da sé. E i rappresentanti del potere politico ce l’hanno messa tutta perché questa idea dilagasse, insegnando per primi ad applicarla.
A Questa Deriva non saprà dare risposta l’Auctoritas che attualmente la Germania esercita e sembra voler esercitare. Qui sta il dramma. La necessità di una nuova Autorità culturale-politica per rilanciare la costruzione comunitaria è evidente. Altrettanto evidente è che oggi nessun Paese potrebbe candidarsi a esercitarla  se non la Germania. Ma la classe dirigente tedesca non si mostra in alcun modo all’altezza di questa storica responsabilità. Alla domanda di nuove forme di Autorità essa risponde con il dogma della stabilità finanziaria, spia di angosce e insicurezze che nessun Capo dovrebbe manifestare. Al neo-repubblicanesimo delle periferie risponde con un liberismo oggi fisiologicamente incapace di affrontare la competizione globale. (..). L’Autorità si conquista, nomen omen, attraverso politiche di crescita, di uguaglianza, di solidarietà. Solo la Germania può ora volerle, programmarle e implementarle. Allora il suo primato sarà regale e salverà l’Europa. E’ questa la sua missione. E’ questo che va detto alla sua classe dirigente. Questo doveva essere il linguaggio del nostro semestre di presidenza. Altro che l’essere e il non essere di province, senato e leggi elettorali. Ma si comincia come si può, la funzione fa l’organo. E il solo organo che oggi conta formare è una nuova, autorevole guida politica dell’Europa, culturalmente opposta tanto alla lex mercato ria finora imposta dagli “imperi centrali”, quanto alla libertà senza doveri delle parodie nostrane del repubblicanesimo.
Massimo Cacciari – Parole nel vuoto – L’Espresso – 25 dicembre 2014 -

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