C’è Paola Nugnes, architetta napoletana che vive a Pozzuoli,
c’è Maria Novella Vitale, sociologa e ambientalista che dalla terra dei veleni
e dei roghi non ha voluto andarsene, c’è Nunzia Lombardo di Marigliano,
“emigrata” a Catania dove è diventata bracciante agricola, c’è Carlotta Caputo
antropologa, che ha studiato l’emergenza campana durante il suo dottorato e
adesso vive a Napoli e Ibiza, così come in Spagna lavora Brigida Di Salvatore, medico anestesista originaria
di Serre, e c’è Serenella Iovino, da Torre Annunziata, che dei rifiuti tossici
della sua terra ha parlato in Cina, in Australia e negli Stati Uniti. Sì,
questo “Teresa e le altre. Storie di donne nella terra dei fuochi” (Jaca Book,
pp.156. euro 15), non raccoglie solo le loro voci, appassionate, dolenti,
indomite: nelle pagine del libro, curato da Marco Armiero direttore
dell’Environmental Humanites Laboratory di Stoccolma: ci pare di vederle, di
sfiorarne i corpi, gettati in una battaglia che ha richiesto competenze,
saperi, ma anche un’incrollabile volontà di esserci. Perché combattere
un’ingiustizia ambientale come quella che si è consumata in Campania, prima
sommersa dai rifiuti di un intero Paese con la complicità di poteri criminali,
incalcolabili interessi economici e una politica corrotta, poi violentata da
impianti di smaltimento che non garantivano alcuna sicurezza per la salute,
significa lottare e lottare in prima linea, contro poteri titanici. E quando ti
hanno avvelenato le falde acquifere, i frutti dell’orto sono marci mentre
miasmi pestilenziali impediscono di aprire le finestre della tua casa o di
prendere sonno la notte, sarebbe legittimo, persino istintivo, pensare alla
fuga, cercare una via di salvezza, mettere al riparo se stessi e i propri figli
dalle malattie e dalla morte. Invece queste donne – presenti anche nei tanti
momenti di scontro violento – hanno saputo mobilitare intere comunità, fare
della disperazione una battaglia comune, trasformare l’esasperazione dei
singoli in una lotta comunitaria, plurale, contro lo stupro di un intero
territorio. Donne in trincea, dunque, perché, come scrive Erri De Luca nella
sua prefazione: “Quando la vita è calpestata serve il loro insuperabile
coraggio”.
Iaia Caputo – Scienze – L’Espresso – 18 dicembre 2014 -
Nessun commento:
Posta un commento