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sabato 20 dicembre 2014

Lo Sapevate che: Amazzoni nella Terra dei Fuochi...



C’è Paola Nugnes, architetta napoletana che vive a Pozzuoli, c’è Maria Novella Vitale, sociologa e ambientalista che dalla terra dei veleni e dei roghi non ha voluto andarsene, c’è Nunzia Lombardo di Marigliano, “emigrata” a Catania dove è diventata bracciante agricola, c’è Carlotta Caputo antropologa, che ha studiato l’emergenza campana durante il suo dottorato e adesso vive a Napoli e Ibiza, così come in Spagna lavora Brigida  Di Salvatore, medico anestesista originaria di Serre, e c’è Serenella Iovino, da Torre Annunziata, che dei rifiuti tossici della sua terra ha parlato in Cina, in Australia e negli Stati Uniti. Sì, questo “Teresa e le altre. Storie di donne nella terra dei fuochi” (Jaca Book, pp.156. euro 15), non raccoglie solo le loro voci, appassionate, dolenti, indomite: nelle pagine del libro, curato da Marco Armiero direttore dell’Environmental Humanites Laboratory di Stoccolma: ci pare di vederle, di sfiorarne i corpi, gettati in una battaglia che ha richiesto competenze, saperi, ma anche un’incrollabile volontà di esserci. Perché combattere un’ingiustizia ambientale come quella che si è consumata in Campania, prima sommersa dai rifiuti di un intero Paese con la complicità di poteri criminali, incalcolabili interessi economici e una politica corrotta, poi violentata da impianti di smaltimento che non garantivano alcuna sicurezza per la salute, significa lottare e lottare in prima linea, contro poteri titanici. E quando ti hanno avvelenato le falde acquifere, i frutti dell’orto sono marci mentre miasmi pestilenziali impediscono di aprire le finestre della tua casa o di prendere sonno la notte, sarebbe legittimo, persino istintivo, pensare alla fuga, cercare una via di salvezza, mettere al riparo se stessi e i propri figli dalle malattie e dalla morte. Invece queste donne – presenti anche nei tanti momenti di scontro violento – hanno saputo mobilitare intere comunità, fare della disperazione una battaglia comune, trasformare l’esasperazione dei singoli in una lotta comunitaria, plurale, contro lo stupro di un intero territorio. Donne in trincea, dunque, perché, come scrive Erri De Luca nella sua prefazione: “Quando la vita è calpestata serve il loro insuperabile coraggio”.
Iaia Caputo – Scienze – L’Espresso – 18 dicembre 2014 -

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