C’è una questione etica, prima ancora che politica, cui
nessuno presta più attenzione. E la questione ha origine d aun fenomeno
migratorio, da un viaggio collettivo. Che tuttavia non si consuma fra le sponde
del Mediterraneo, bensì fra le stanze del Palazzo. Il suo protagonista è una
figura ormai divenuta proverbiale: il parlamento errante. Quanti sono i
deputati ei senatori che hanno cambiato partito dall’avvio della legislatura?
Da dove vengono? E verso quali lidi approdano? Risposta: sbarcano soprattutto
nel Granducato del Pd, alla corte di Matteo Renzi. 18 cortigiani in più, mica
pochi. L’equivalente dell’intera pattuglia parlamentare guidata da Giorgia
Meloni. Loro sono i Fratelli d’Italia, questi altri saranno i fratellastri. Si
dirà: niente di nuovo sotto il sole. L’italiano accorre sempre in soccorso del
vincitore, per usare un aforisma di Flaiano. E d’altronde il trasformismo è una
nostra antica malattia, fin dai tempi di Depretis. Però non venite a raccontarci
che è normale, che è questa la norma con cui funziona il Parlamento. Se
permettete, noi ci scandalizziamo. E per quel poco che vale, ripetiamo una
denuncia formulata mesi fa su queste pagine (“Come ti fermo il deputato mobile”,
14 marzo 2014). Anche perché nel frattempo la migrazione si è allargata come un
fiume in piena. Ecco Infatti qualche dato. Due nuovi gruppi
parlamentari battezzati nel corso della XVII legislatura (Nuovo Centrodestra e
Per l’Italia). Un fritto misto dentro il gruppo misto, dove convergono quei
parlamentari che non hanno i numeri per formare un gruppo autonomo ( è il caso
di Sel) o che si perdono per strada durante le operazioni di trasloco (è il
caso più frequente). Sicchè alla Camera il gruppo misto s’articola in quattro
componenti politiche ufficiali, al Senato in tre. Ma è un gruppo misto, a suo
modo, pure Gal, che significa Grandi Autonomie e Libertà: attualmente raccoglie
15 senatori, eletti in cinque liste diverse. E dal 20 marzo 2013 vi hanno fatto
ingresso in 12, ne sono usciti in otto. Insomma, è un Parlamento di porte
girevoli. E fra i girovaghi se segnalano l’ex ministro Mario Mauro (dal Pdl a
Scelta civica, a Per l’Italia, a Gal), Luigi Compagna (anche per lui quattro
cambi di casacca), Albertini, Naccarato e Nissoli (con tre giravolte), e via
girando e raggirando gli elettori.
Conclusione: fin qui i
transfughi sono 160 (81 alla Camera e 79 al Senato, dati Openpolis). Dunque in
un anno e mezzo è già stato eguagliato il record della legislatura scorsa, che
tuttavia durò per cinque anni. Solo che allora i 160 traditori vennero esposti
al pubblico ludibrio, adesso gli appuntano sul petto una medaglia. Anzi: non è
più tradimento, è scouting. Ma le parole non possono oscurare la sostanza. E la
sostanza rivela un Parlamento spappolato in tre grandi minoranze (Pd, Forza
Italia, 5 Stelle), che a loro volta ospitano tre agguerrite minoranze al
proprio interno (Bersani, Fitto, l’ala dissidente dei grillini). Un Parlamento
eletto tramite una legge (il Porcellum)
annullata poi dalla Consulta. E che infine sta annullando da se stesso l’esito
del voto, perché il votato fa l’opposto di quanto s’attendeva il suo votante.
Colpa dei traditori, però anche dei traditi. Sì, colpa anche nostra: abbiamo
perso ogni capacità d’indignazione. E’ colpa, in qualche misura, delle regole.
Per dirne una, a Palazzo Madama basta un senatore per esprimere una componente
politica del gruppo misto, con tutte le potestà che ne conseguono. Dal partito
personale alla persona-partito, un partito che si chiama “Io”. Altre regole
permettono di costituire gruppi sotto la soglia minima, o di costituirli in
corso di legislatura. E allora tiriamone fuori un’altra, di regola. Suonerà
paradossale, ma serve per reagire a un imbroglio colossale. In sintesi: lasci
il partito con cui ti eri candidato alle elezioni? Bene, ma a questo punto il
tuo voto in Parlamento vale mezzo voto. Così almeno l’altro mezzo voto rimarrà
in tasca ai tuoi elettori.
michele.ainis@uniroma3.it
– Michele Ainis .
Legge e Libertà – L’Espresso – 18 dicembre 2014
Nessun commento:
Posta un commento