Salviamo Roma. Salviamola dai barbari che se ne sono
impossessati e l’hanno spolpata. Come, tra arresti e perquisizioni sta
confermando l’inchiesta condotta dalla procura di Roma. Alemanni e
Lanzichenecchi è il titolo scelto per la copertina, evocativo dello
storico”sacco di Roma”. Perché di un nuovo frenetico saccheggio sono vittime le
persone oneste di ogni angolo d’Italia impaurite e annichilite da tanta
protervia. Ai magistrati il compito di accertare le responsabilità penali di
ciascuno, a partire da Gianni Alemanno, l’indagato eccellente di “Mafia
Capitale”. Ma in attesa di processi, lunghi e accidentati, le indagini in corso
ci raccontano di come l’ex sindaco, per un cinico calcolo politico, abbia
spalancato le porte del Campidoglio a un’orda di famelici faccendieri,
neofascisti, ex terroristi dei Nar, criminali comuni, colletti “neri” tutti
legati da un vincolo affaristico-ideologico. Capaci di trovare complicità anche
nell’incerto campo della sinistra romana, tra alcuni esponenti del Pd che
avrebbero dovuto rappresentare il rinnovamento.
La Valenza Politica in questa brutta storia impone un
intervento diretto del segretario del Partito democratico e del capo del
governo. Matteo Renzi trovi, nella sua pur affollata agenda, uno spazio per
occuparsene. Se un potere deviato pervade i gangli vitali della capitale,
l’Italia intera deve sentirsi ferita. Lo avevamo purtroppo scritto nel numero
precedente: di fronte all’evidenza dello sfascio romano non può restare
indifferente lo stesso presidente del consiglio. Non è sopportabile una miopia
nella lettura di quel che accade a Roma, con una mafia nera agguerrita, carica
di soldi, con entrature spregiudicate. Fascio-ladroni. Perché l’assalto ai
soldi pubblici muove di pari passo con lo scardinamento della convivenza
civile, in una città sempre più lacerata dalle tensioni sociali, acuite dalla
carenza e dallo spreco delle risorse destinate al “welfare comunale”. Hanno
lucrato persino sui soldi destinati all’assistenza dei rom e degli immigrati.
Alla sofferenza dei cittadini, condannati a vivere in una metropoli sciatta,
sporca, con servizi inadeguati e in balia di se stessa, ha corrisposto un
arricchimento illegale di un inquietante gruppo di potere. (…)
E Ancora Due Settimane fa il procuratore nazionale
antimafia Franco Roberti, in un’intervista al nostro giornale (n.47), ha
ribadito una verità che dispiace a molti: “Tutte le organizzazioni mafiose sono
radicate a Roma da almeno trent’anni. Non si tratta di infiltrazioni esterne:
hanno fortissimi interessi e precisi personaggi di riferimento. Capi, complici,
riciclatori”. Insomma, la trama del romanzo criminale capitolino è chiara agli
occhi degli inquirenti. Ma ancora una volta non si può lasciare solo nelle mani
della magistratura il compito di fare pulizia. La difesa della legalità non ha
colori politici, è una precondizione della democrazia. Eccessivo il peso
caricato sulle spalle del sindaco in carica, erede di un disastro che
schiaccerebbe molti; Ignazio Marino ci ha messo del suo per raccogliere una
veloce quanto diffusa impopolarità. Mentre pezzi di Pd lo hanno subito isolato
(e forse l’inchiesta in corso ci farà capire quali interessi sono in gioco). Ma
Marina con le sue forze ha dimostrato di non potercela fare. Renzi gli tenda la
mano. Vada oltre il cerchio magico. Non è una questione tra Ignazio e Matteo.
La questione di Roma è questione nazionale.
Twitter@VicinanzaL
- Luigi Vicinanza – Editoriale –
L’Espresso 11 dicembre 2014 -
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