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martedì 23 dicembre 2014

Lo Sapevate che: Il caso del cane salvato dal ghiaccio a mezzanotte...



Per scrivere in questo piccolo spazio i miei auguri di buon anno a chi legge , chiedo aiuto a una cagna, a un giornalista e a uno studente di giurisprudenza. Curiosa compagnia, sembrerebbe, e invece. La cagna, il giornalista e lo studente s’incontrano sulle rive del canale che attraversa il quartiere di Georgetown, a Washington, scavato quasi due secoli or sono per trasportare chiatte fra la baia di Chesapeake e il fiume Ohio, prima che costruissero le linee ferroviarie e le autostrade. Oggi serve soltanto a rinfrescare le passeggiate e le corsette dei washingtoniani lungo le sue sponde e a produrre sciami di fameliche zanzare. Era Capodanno del 2008 quando il giornalista, Mike Wise del Washington Post, deciso a smaltire la zavorra accumulata in pranzi e cene festive, portò se stesso e la sua labrador bionda, Looly, a correre lungo il canale. Per ragioni note soltanto a le, ma comprensibili, Looly decise di lanciarsi a correre sulla lastra gelata che ricopriva l’acqua. Essendo appunto una labrador, razza cresciuta e selezioni sta per lavorare nel gelo polare, non aveva resistito al richiamo del ghiaccio, senza sapere che la crosta era troppo sottile. Il ghiaccio si ruppe e la cagna piombò nell’acqua. Poiché anche i giornalisti hanno un cuore (contrariamente alle voci esistenti), anche se non sempre hanno la testa, Mike si lanciò verso la crepa dove l’animale era stato risucchiato. Pensando molto più di lei – lo conosco, è un omone – sprofondò puntualmente nel canale. Abbracciati insieme, l’uomo e la cagna affondavano nell’acqua e nell’ipotermia, il freddo che li stava uccidendo. Ecco, pensò lui e forse intuì lei, questo è il giorno dell’anno nel quale moriremo, proprio a Capodanno. Tanti cari auguri. Ormai semicosciente, Mike sentì due mani che gli afferravano un braccio e lo tiravano verso la riva, spezzando il velo scricchiolante del ghiaccio. Si aggrappò a quelle mani con un braccio senza mollare con l’altro la presa del collare di Looly, ormai un peso morto. E si ritrovò, intirizzito ma vivo, come lei, sulla riva, accanto a un giovane che gli diceva con una voce gli sembrava venisse da lontano, “Respira, respira, muovi le gambe…”. Chi sei? Gli chiese il giornalista quando riprese un poco di calore nelle vene. Sono Jason Coates, uno studente qui a Georgetown ì, e poi gli sorrise: “Happy New Year!”, buon anno. Da allora, le vite che il giovanotto aveva salvato, quelle dello studente e del cane, si sono intrecciate alla sua come fili di vimini in una sedia, come se il destino avesse deciso che ciò che il ghiaccio aveva unito, niente avrebbe più dovuto separare. Attraverso lo studente, che il giornalista aveva invitato naturalmente a pranzo e cominciato a frequentare, Mike conobbe Christina, la donna che oggi è sua moglie e gli ha dato un figlio. Grazie al giornalista, lo studente, laureato in giurisprudenza, ha ottenuto un lavoro da “interno”, pagato poco, ma importantissimo per il curriculum, presso un giudice ferale amico di Mike. E quando si è sposato, nello scorso ottobre, ha chiesto al giornalista di celebrare il suo matrimonio. Tenacemente ateo per tutta la vita, Mike è stato costretto non soltanto a convertirsi, m a diventare addirittura “ministro”, pastore di una delle tante confessioni che negli Usa esistono in assoluta libertà, per poter esercitare la funzione di celebrante legale. Con il versamento di una tassa di dollari 29, circa 23 euro, al Comune di Washington, molto meno costosa di una patente di guida, il giornalista è divenuto un ministro certificato del culto presso la Chiesa della Vita Universale, assai di manica larga con il proprio clero, e ha potuto celebrare legalmente il matrimonio fra lo studente che gli aveva salvato la vita e la fidanzata, Alexandra Squitieri, La cerimonia si è tenuta a Miami, all’aperto e a mezzogiorno, con una temperatura di 27 gradi centigradi, un’umidità dell’80 per cento e sotto un sole perfettamente caldo, perché va bene avere fede nel destino, ma non si può  neppure provocarlo troppe volte. Tra gli invitati c’era anche Looly, un po’ ansimante e con la lingua fuori per il caldo, invecchiata, ma in buona salute. E dunque Buon Anno a tutti, da ina cagna, uno studente e un giornalista.
Vittorio Zucconi – Donna di Repubblica – 20 dicembre 2014 -

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