Per scrivere in questo piccolo spazio i miei auguri di buon
anno a chi legge , chiedo aiuto a una cagna, a un giornalista e a uno studente
di giurisprudenza. Curiosa compagnia, sembrerebbe, e invece. La cagna, il
giornalista e lo studente s’incontrano sulle rive del canale che attraversa il
quartiere di Georgetown, a Washington, scavato quasi due secoli or sono per
trasportare chiatte fra la baia di Chesapeake e il fiume Ohio, prima che
costruissero le linee ferroviarie e le autostrade. Oggi serve soltanto a
rinfrescare le passeggiate e le corsette dei washingtoniani lungo le sue sponde
e a produrre sciami di fameliche zanzare. Era Capodanno del 2008 quando il
giornalista, Mike Wise del Washington
Post, deciso a smaltire la zavorra accumulata in pranzi e cene festive,
portò se stesso e la sua labrador bionda, Looly, a correre lungo il canale. Per
ragioni note soltanto a le, ma comprensibili, Looly decise di lanciarsi a
correre sulla lastra gelata che ricopriva l’acqua. Essendo appunto una
labrador, razza cresciuta e selezioni sta per lavorare nel gelo polare, non
aveva resistito al richiamo del ghiaccio, senza sapere che la crosta era troppo
sottile. Il ghiaccio si ruppe e la cagna piombò nell’acqua. Poiché anche i
giornalisti hanno un cuore (contrariamente alle voci esistenti), anche se non
sempre hanno la testa, Mike si lanciò verso la crepa dove l’animale era stato
risucchiato. Pensando molto più di lei – lo conosco, è un omone – sprofondò
puntualmente nel canale. Abbracciati insieme, l’uomo e la cagna affondavano
nell’acqua e nell’ipotermia, il freddo che li stava uccidendo. Ecco, pensò lui
e forse intuì lei, questo è il giorno dell’anno nel quale moriremo, proprio a
Capodanno. Tanti cari auguri. Ormai semicosciente, Mike sentì due mani che gli
afferravano un braccio e lo tiravano verso la riva, spezzando il velo
scricchiolante del ghiaccio. Si aggrappò a quelle mani con un braccio senza
mollare con l’altro la presa del collare di Looly, ormai un peso morto. E si
ritrovò, intirizzito ma vivo, come lei, sulla riva, accanto a un giovane che
gli diceva con una voce gli sembrava venisse da lontano, “Respira, respira,
muovi le gambe…”. Chi sei? Gli chiese il giornalista quando riprese un poco di
calore nelle vene. Sono Jason Coates, uno studente qui a Georgetown ì, e poi
gli sorrise: “Happy New Year!”, buon anno. Da allora, le vite che il giovanotto
aveva salvato, quelle dello studente e del cane, si sono intrecciate alla sua
come fili di vimini in una sedia, come se il destino avesse deciso che ciò che
il ghiaccio aveva unito, niente avrebbe più dovuto separare. Attraverso lo
studente, che il giornalista aveva invitato naturalmente a pranzo e cominciato
a frequentare, Mike conobbe Christina, la donna che oggi è sua moglie e gli ha
dato un figlio. Grazie al giornalista, lo studente, laureato in giurisprudenza,
ha ottenuto un lavoro da “interno”, pagato poco, ma importantissimo per il
curriculum, presso un giudice ferale amico di Mike. E quando si è sposato,
nello scorso ottobre, ha chiesto al giornalista di celebrare il suo matrimonio.
Tenacemente ateo per tutta la vita, Mike è stato costretto non soltanto a
convertirsi, m a diventare addirittura “ministro”, pastore di una delle tante
confessioni che negli Usa esistono in assoluta libertà, per poter esercitare la
funzione di celebrante legale. Con il versamento di una tassa di dollari 29,
circa 23 euro, al Comune di Washington, molto meno costosa di una patente di
guida, il giornalista è divenuto un ministro certificato del culto presso la
Chiesa della Vita Universale, assai di manica larga con il proprio clero, e ha
potuto celebrare legalmente il matrimonio fra lo studente che gli aveva salvato
la vita e la fidanzata, Alexandra Squitieri, La cerimonia si è tenuta a Miami,
all’aperto e a mezzogiorno, con una temperatura di 27 gradi centigradi,
un’umidità dell’80 per cento e sotto un sole perfettamente caldo, perché va
bene avere fede nel destino, ma non si può
neppure provocarlo troppe volte. Tra gli invitati c’era anche Looly, un
po’ ansimante e con la lingua fuori per il caldo, invecchiata, ma in buona
salute. E dunque Buon Anno a tutti, da ina cagna, uno studente e un
giornalista.
Vittorio Zucconi – Donna di Repubblica – 20 dicembre 2014 -
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