Etichette

venerdì 19 dicembre 2014

Lo Sapevate Che: Contro la tangente la legge non basta...



Quando esplose il caso delle presente tangenti di Finmeccanica al governo indiano numerosi politici e commentatori si dilungarono in lezioni di business agli inquirenti e a tutti coloro che si scandalizzavano. In “certi paesi” – aggio non troppo si affrettavano a dichiarare – questo è l’unico modo di fare affari. Così fan tutti, aggiungevano, e, col tono di uomini di mondo, accusavano di ingenuità chiunque osasse affermare il contrario. Così facendo, dimostravano non solo un atteggiamento estremamente  condiscendente nei confronti dell’India, ma anche ignoranza della legge italiana. Nel 2001, proprio il governo Berlusconi, approvò la famosa legge 231 che, adeguandosi agli standard Ocse, introdusse nel nostro ordinamento il reato di corruzione internazionale. Pagare tangenti in India è un crimine al pari di pagarle in Italia. Dopo Lo Scandalo dell’Expo e quello del Mose, l’inchiesta di “Mafia Capitale” mette in luce che nel nostro Paese la corruzione non è un’eccezione, ma la regola. Non si tratta solo di alcune mele marce. L’unico dubbio è se ne siano rimaste alcune sane. Chi sostiene che la diffusione delle tangenti in India ne giustifica l’uso, manda un mese in Italia. Anche perché le tangenti pagate all’saggio non troppo subliminale: è ok pagare tangenti anche in Italia. Anche perché le tangenti pagate all’estero raramente rimangono tutte all’estero. Per finanziarle è necessario creare un sistema contabile opaco. Una volta creato, questo sistema viene facilmente utilizzato dai manager delle imprese stesse per pagare tangenti anche nel nostro Paese. “Lo sai perché Massimo Carminati è intoccabile? – si sente in una delle intercettazioni dell’inchiesta Mafia Capitale – perché era lui che portava i soldi di Finmeccanica. Bustoni di soldi a tutto il parlamento”. In altre parole la corruzione difficilmente rimane confinata nel paese d’origine. Ma cosa si può fare per sconfiggerla? Guardiamo innanzitutto alle differenze tra i paesi dove la corruzione è rara, come la Svezia, e quelli dove è molto diffusa, come la Nigeria. L’evidenza empirica ci dice che non esiste una forte differenza di valori. Anche nei paesi più corrotti, una grossa fetta della popolazione considera immorale pagare un pubblico ufficiale. Non è neppure un problema di povertà economica: non c’è correlazione tra stipendi dei pubblici ufficiali e diffusione della corruzione. Si tratta invece di un problema di aspettative. Tanto più una persona ritiene che il mondo circostante sia corrotto, tanto maggiore è per lui il costo di essere onesto e tanto minore quello di essere corrotto. Lo scopo della corruzione è proprio quello di sbilanciare le regole a favore dei corruttori, a tutto svantaggio degli onesti. E’come nella fila a uno sportello. Quando tutti passano davanti, le persone corrette finiscono sempre inevitabilmente ultime. D’altra parte se tutti tagliano la fila, la sanzione sociale per i “furbi” svanisce. Lo stesso vale per la corruzione, dove non solo la sanzione sociale svanisce, ma pure quella legale diventa più difficile da infliggere, perché i casi sono troppi. Un’implicazione di questa evidenza è che è molto più difficile passare da paese corrotto a paese onesto che viceversa.. Un’altra è che la battaglia contro la corruzione non può essere vinta solo dai giudici. Per quanto repressive siano le leggi ed efficaci i controlli, se la corruzione è socialmente accettata come inevitabile, è impossibile da sradicare. In Cina neppure la pena di morte blocca il fenomeno.
La Battaglia contro la corruzione si può vincere solo se alla repressione si accompagna un cambio delle aspettative sulla sua ineluttabilità. In questo senso un leader carismatico come Matteo Renzi potrebbe molto. Se si impegnasse in una campagna di tolleranza zero nei confronti dei corrotti, a cominciare dal suo partito, potrebbe mandare un segnale forte. Non basta rottamare i vecchi leader. Occorre rottamare anche il sistema di potere che li ha creati e con esso la tolleranza più o meno esplicita per i corrotti. Le poche mele sane hanno il dovere di denunciare il marciume che le circonda. Altrimenti ne diventano automaticamente complici morali.
Luigi Zingales- Libero mercato – L’Espresso – 18 dicembre 2014 -

Nessun commento:

Posta un commento