Lei dice: “Non so se Dio conosce la differenza tra bene e
male”. E poi: “…vuol dire che Dio dubita della propria onniscienza”. E ancora:
“Gesù dubita della volontà di Dio di evitare il dolore, la sofferenza, il
male”. Queste frasi non suonano un po’ troppo sbrigative anche a lei? Lei
tratta sempre di tutto con grande competenza, abilità e accuratezza. Solo
quando deve parlare di religiosità permette alla propria incredulità di
prendere il sopravvento e formula delle frasi fatte, mancanti cioè della
consueta “preparazione”. Mi sbaglierò, ma io vi leggo quasi una sua personale
sfida al Creatore. Vorrebbe credere in Lui, ma proprio non può. Perché? Perché
esiste il male. Per questo mi permetto di inviarle un mio scritto che potrebbe
aiutarla nella ricerca di qualche cosa che le manca. Sono alcune considerazioni
sul tema della sofferenza e di come questa si concili con Dio. Vorrei solo
ricordarle che ci sono cose che esulano dalla nostra immediata comprensione. L’apostolo
Paolo, per esempio, diceva che ci vuole un’intelligenza tutta spirituale per
comprendere le cose dello spirito. L’uomo naturale non le intende, perché per
lui sono pazzia. Solo l’uomo spirituale può giudicare di ogni cosa. Insomma, si
chiedeva Paolo: “Vhi ha conosciuto la mente del Signore da poterlo ammaestrare?
Ma noi, che abbiamo ricevuto non lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene
da Dio, abbiamo la mente di Cristo” (1 Corinzi, 2:12-15). Non ho la pretesa di
rispondere alla domanda dei suoi lettori, ma non si può lasciare loro intendere
che Dio sia un irresponsabile aguzzino, dunque meglio dire che non esiste
affatto.
Cristina Prandoni - cristina.prandoni.@email
I credenti “buoni”m quelli che non disprezzano i miscredenti
e quindi non entrano in contraddizione con la loro fede che chiede anche carità
e comprensione del prossimo, leggono i non credenti come persone che vorrebbero
credere, ma non ce la fanno, e questo perché o non sono abbastanza informati, o
perché hanno una mente “naturale” e non “spirituale” che non consente loro di
intendere quei contenuti di fede che, per la mente naturale è pazzia. Insomma,
per coloro che non credono non c’è scampo, in base al presupposto, comune a
tutti i credenti, che si dà verità solo nella fede. Ora tutti sappiamo che la
fede “non sa” e perciò “crede”. Io non credo che due più due fa quattro perché
lo so, mentre credo in Dio perché , pur non avendo prove circa la sua esistenza
dal momento che non l’ho mai visto ma ne ho solo sentito parlare, ne sento il
bisogno, e per la stessa ragione credo anche che Dio sia buono. E questo anche
se Isaia (45,7) dice: “Dio è colui che fa il bene e crea il male”. Qui non si
salva neppure la religione cristiana che attribuisce il male alla tentazione
del diavolo, perché inevitabile sorge la domanda: chi ha creato il diavolo se
non Dio? E donde entrò in lui quella volontà maligna che lo rese diavolo dopo
essere stato creato interamente angelo da un Creatore buono? In Dio c’è anche
un lato oscuro come a più riprese ci ricorda Jung, ma anche il teologo Dietrich
Bonhoeffer, giustiziato nel campo di concentramento di Flossenburg all’alba del
9 aprile 1945. E più recentemente il teologo Paolo De Benedetti, docente presso
la Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale il quale, commentando
l’invocazione di Gesù nell’orto di Getsemani (“Padre, se vuoi, allontana da me
questo calice”) osserva che Gesù non dubita dell’onnipotenza di Dio, ma della
sua volontà, infatti non dice “se puoi”
ma “se vuoi”. Gesù dunque conosce il lato oscuro di Dio e perciò chiede (ma
invano) che il suo lato destro vinca sul suo lato sinistro. Ma io non voglio
convincerla che in Dio c’è anche il male, per la semplice ragione che non credo
nella sua esistenza, e quindi neppure mi è passato per la mente, come lei mi
dice, di sfidarlo. Voglio solo ricordarle che un dialogo tra credenti e non
credenti è possibile solo se i credenti non credono di possedere la verità
assoluta, perché in questo caso ogni dialogo è precluso ancora prima che
cominci. Infatti solo se la vostra fede è accompagnata dal dubbio, e non è
difensivamente arroccata in una presunta verità assoluta, come peraltro in
diverse occasioni ci ricordava il Cardinal Martini, allora si può cominciare a parlare.
Per questo dovete considerarci uomini “spirituali”, in grado come lei dice: “di
giudicare ogni cosa”, solo perché Paolo di Tarso ha scritto che “avete ricevuto
lo spirito che viene da Dio, e perciò avete la mente di Cristo”.
umertogalimberti@repubblica.it
– Donna di Repubblica – 13 dicembre 2014 -
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