Superata la soglia dei diciotto anni, i compleanni, a voler
essere generosi, nascondono sotto le apparenze festose e la carta di regali
quasi sempre inutili, qualcosa che nel trascorrere del tempo si fa sempre più
pesante: il rimpianto. Non credo esistano umani che con il rotolare degli anni
non riempiano lo zaino della propria vita con il campionario delle cose che si
sono fatte e che si sono rivelate sbagliate, delle pigrizie, degli errori,
delle rinunce, dei baci non dati, o dati.
La sedimentazione dei rimpianti, i famosi “fiori non colti”
come scrisse un poeta molto sentimentale, pesa più delle rughe, degli
scricchiolii, degli acciacchi, ma colpisce in modo diverso maschi e femmine.
(..). E lì, nell’amore, nella famiglia, nei rapporti umani che si depositano le
scorie delle scelte sbagliate. Il sentimento di avere sprecato troppo tempo
lontano da chi ti voleva bene, o da coloro ai quali avresti dovuto voler bene
tormenta, nello scorrere del tempo, il 40% delle persone. (..). Tutto il
giacimento dei rimpianti che ci portiamo sulle spalle si può riassumere in una
parola: scelta. Il sospetto, quasi sempre senza controprove – ah, se avessi
sposato quell’altro; ah, se avessi studiato legge invece di lettere; ah se
fossi andato a vivere là anziché qui – di avere preso la strada sbagliata
davanti molte biforcazioni. L’uomo
moderno, in una società evoluta e relativamente prospera come nel cosiddetto
Occidente, ha davanti a sé un ventaglio di scelte come mai prima nella storia
dei suoi antenati, quando la nascita fissava il destino. L’istruzione pubblica,
la rivoluzione sessuale, la libertà di movimento, la caduta delle frontiere,
l’allentamento dei tabù sociali e morali, ci offrono una vertiginosa gamma di
possibili alternative e dunque un’altrettanto vertiginosa probabilità di
sbagliarle. Si chiama il “paradosso delle opportunità” (..). “Concedetevi il
lusso di sentirvi felici”, suggeriscono gli psicologi e sociologi della
Northwestern, e non piangere sul latte versato perché non serve a nulla. “Siate
indulgenti con voi stessi”, nessuno vive senza fare scelte sbagliate. E infine
l’inevitabile, ma non per questo meno giusto, consiglio di “dedicare più tempo
alla famiglia e agli affetti” e un po’ di meno al lavoro. E pensateci due, tre
quattro volte prima di coprirvi il corpo con tatuaggi: due tatuati su tre
rimpiangono di essersi torturata la pelle con affreschi di eroi da fumetti,
bande rock, animali, ideogrammi, geroglifici, creature mitologiche e
soprattutto nomi o vo
ti di quell’amore eterno e già vaporizzato, che ci si porta
addosso indelebile come una fedina penale. Il rimpianto è la vendetta
particolarmente crudele contro coloro che s’illudono di poter pianificare la
propria esistenza, che vivono nel culto dell’avere tutto sotto controllo e
inesorabilmente scoprono che il destino si diverte a scompigliare i migliori
progetti di uomini e di topi. Non aveva torto Lewis Carroll, che prima di
essere l’autore di Alice nel Paese delle Meraviglie era un matematico e un filosofo,
quando avvertiva: “Se non sai dove vuoi andare, ogni strada ti porterà alla
meta”.
Vittorio Zucconi – Donna di Repubblica – 30 agosto 2014 -
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