Firenze. Quando all’industria non conviene produrre farmaci
perché i pazienti che li usano sono pochi, quando non è più redditizio mettere
in commercio certi medicinali perché sono vecchi e poco costosi, i malati
italiani hanno un’ultima speranza. Porta le stellette dell’esercito ed è
l’Istituto farmaceutico militare di Firenze. Si tratta dell’unico laboratorio
pubblico italiano dove è possibile fare sperimentazione e realizzare pillole,
flaconi, pasticche. Non solo cannabis (che verrà coltivata a scopo
terapeutico), dunque, ma anch tante molecole altrimenti introvabili.
Ketoconazolo, Mexiletina, Colestiramina, D-penicillamina, Metixene, Tiopronina
servono ad affrontare malattie rare e sconosciute per la maggior parte dei
cittadini, come il morbo di Cushing di Crigler-Najjar o di Wilson. Se non
venissero preparati nello stabilimento toscano i malati praticamente non
avrebbero cura. Accanto al tradizionale lavoro su medicinali per uso militare o
per fronteggiare eventuali attentati bioterroristici, si è ormai affermato al
Farmaceutico militare quello per conto dell’Istituto superiore di sanità e
dell’Aifa, che segnalano quali sono le carenze e chiedono di avviare la
produzione. Successe ai tempi dell’allarme, poi rivelatosi infondato,
sull’influenza “suina”, quando a Firenze vennero sfornati ben 15 milioni di
dosi di un antivirale in previsione di casi mai verificatisi. Ma vengono fatti
accordi anche con le associazioni delle persone colpite da malattie rare e
addirittura in certi casi si può avviare la produzione di un medicinale anche
solo sulla base della singola richiesta di un medico che informa la sua Asl di
non riuscire a reperire il prodotto necessario a un suo paziente. Uno dei
settori che potenzialmente potrebbe essere sviluppato dal Farmaceutico militare
è anche quello oncologico. Ci sono medicinali vecchi che non vengono più
prodotti dall’industria, perché il loro valore è molto basso rispetto al numero
dei casi in cui servono, ma sono ancora efficaci contro certi tipi di cancro.
Da tempo molti ricercatori oncologici denunciano le difficoltà a reperirli e a
Firenze potrebbero trovare risposta alle richieste dei pazienti.
Michele Bocci – Il Venerdì di Repubblica – 19 settembre 2014
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