Questi sono i giorni nei quali milioni di mamme prendono il
loro diploma. E’ il tempo nel quale accade ciò che appariva impensabile appena
qualche anno prima, quando il test di gravidanza letto in bagno risultò
positivo. E’ il giorno in cui il seggiolino da astronauta straimbottito
ultracorrazzato super ancorato sul sedile dietro resta vuoto, quando la casa
nella quale si ritorna non è più attraversata dal terrore di vederlo inzuccarsi
contro lo spigolo del tavolino e potrebbe addirittura calare quello che da anni
mancava: un poco di silenzio. Sono i giorni nei quali il primo figlio viene
consegnato all’asilo, per chi ha la fortuna di avere trovato un posto o di
avere i soldi per pagarlo, e nei quali il primo di molti addii – che
diventeranno sempre più lunghi e duri – sarà pronunciato. Sotto il filo delle
paure reciproche, di chi entra nell’edificio e di chi lo ha affidato a
sconosciuti, scorrono le domande e le ansie di un rito di passaggio – la
separazione – al quale nessun libro, amica, genitore, nonno, può davvero
preparare. Quello che noi genitori, e in particolare le mamme, trascuriamo è
che il primo viaggio della bambina e del bambino lontano dalla casa dove sono
cresciuti è uno straordinario successo. Una cerimonia di laurea. Il primo
giorno di asilo significa che ce l’abbiamo fatta a superare i corsi e gli esami
quotidiani ai quali il severissimo professorino avvolto nel fagotto e riportato
dall’ospedale ci ha sottoposto. Siamo riusciti a cambiargli migliaia di
pannolini, a raccogliere cascate di vomitate e ruscelli di pipì. Siamo
sopravissuti a notti insonni, a ore di angoscia aspettando gli esiti di esami
clinici, a centinaia di mattoncini del Lego calpestati, a merendine raschiate
sul pavimento e dalle pareti, a scenate, capricci e tenerissima voglia di
strangolarlo. (…). Le maestre lo sapranno capire come lo capisco io? Gli avrò
messo abbastanza da mangiare nello zainetto? E se non mangia chi farà i numeri
che faccio io per convincerlo a inghiottire una carota? Gli ho dato le matite
colorate giuste? Si ricorderà di non farsela addosso? Si accorgeranno se gli
viene la febbre? Penserà che non gli voglio più bene perché l’ho scaricato a
sconosciuti in un posto strano?. Come in tutte le carriere scolastiche, anche
l’asilo è soltanto la prima tappa, ma per la madre. Verranno esami più duri, il
primo giorno di scuola elementare, i voti, gli esami, le scuole medie con la
traversata dell’adolescenza, gli studi superiori, se ci arriverà, il lavoro, se
lo troverà. L’asilo è soltanto il primo passaggio (…) : fatevi le
congratulazioni, ditevi brave. Avete fatto, del fagottino che l’infermiera vi
mise in braccio in ospedale, un bambino.
Vittorio Zucconi – Donna di Repubblica – 6 – settembre 2014 -
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