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giovedì 25 settembre 2014

Lo Sapevate Che: Che bello l'Erasmus. Per questo l'Europa lo sta facendo fallire



Per capire la società dello spettacolo dei nostri giorni, la distanza fra la finzione inscenata davanti all’opinione pubblica e ciò che si decide poi nelle segrete stanze del potere, basta citare il caso Erasmus. Tutti conoscono questo programma di borse di studio che ha prodotto tre milioni di cittadini europei e un’infinità di retorica politica e giornalistica, più qualche film di successo. L’Erasmus è ormai un simbolo, una bandiera dell’europeismo, un vanto generazionale, insomma un brand fortunatissimo e come tale ben sfruttato. “Noi siamo la generazione dell’Erasmus” è il più usato fra gli slogan encomiastici della generazione di trenta quarantenni appena promossa al potere, prima da Enrico Letta, ovviamente in inglese (“Erasmus generation”), quindi da Matteo Renzi alla presentazione del governo, infine da tutte le ministre mandate in giro per l’Europa a propagandare il semestre italiano. Dalla ministra Giannini alla Mogherini, l’unica chl’Erasmus l’ha fatto davvero, alla Madia, la quale di ritorno dal pellegrinaggio a Medjugorie, dove pare sia apparsa lei alla Madonna, ha invitato tutti a guardare al sogno di una nuova Europa con “lo sguardo dell’Erasmus”. Fin qui siamo tutti d’accordo. L’Erasmus è stata davvero la più felice delle iniziative comunitarie. Peccato però che lo stiano distruggendo in un silenzio (quasi) generale. La commissione di Bruxelles ha già proposto tagli robusti a un  programma al quale oggi può accedere soltanto il 2 per cento degli studenti europei. I rimborsi arrivano con grande ritardo e spesso sono soltanto parziali. Il nuovo Erasmus Plus, per il quinquennio 2014-2019, contiene una svolta liberista che consiste nel trasformare il programma di borse di studio in un sistema di prestiti agli studenti gestito da banche private. Una mesta imitazione di un modello anglosassone che ha prodotto generazioni d’indebitati a vita ed escluso i ragazzi di famiglie più povere. Silvia Costa del Pd, presidente della commissione cultura, ha denunciato più volte l’assalto all’Erasmus, nella disattenzione generale dei media. Eppure sarebbe una notizia, a differenza degli slogan ministeriali sparati nei titoli. La risposta dell’Europa è stata la nomina a commissario per la cultura, l’istruzione e la gioventù dell’ungherese Tibor Navracsics, già ministro nel governo del populista di destra Orban, più volte denunciato e ufficialmente richiamato dalla precedente commissione per leggi liberticide e censure alla stampa. Ecco in quali mani Junker ha messo l’avvenire dei nostri figli. La generazione Erasmus ha qualcosa da dire?
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 19 settembre 2014 -

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