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lunedì 15 settembre 2014

Lo Sapevate che: Se mille giorni vi sembrano troppi....



Sei mesi di governo sono davvero pochi per stilare pagelle. Ma poiché fin dal suo esordio Renzi ci ha abituato a parole d’ordine brucianti come tweet, al mito quasi futurista della velocità e a un programma da cento giorni, anche i tempi del giudizio sulle cose fatte e non fatte necessariamente si accorciano. La sua sfida inoltre merita attenzione costante perché assai più alte sono le aspettative alimentate da lui stesso e dalla novità che rappresenta, e forte è il consenso che raccoglie anche fuori del Pd. Inoltre, dopo due governi del Presidente, il suo è il primo gabinetto politico del 2011 al quale probabilmente non c’è alternativa (..). E dunque a maggior ragione è necessario incalzarlo perché non sbagli, non freni, non molli. Così ci siamo decisi a costruire un’analisi ragionata del primo semestre del Renzi I, senza la pretesa di entrare nel dettaglio dei tanti provvedimenti annunciati o varati, ma solo con l’intento di capire se questo Paese stia davvero diventando un altro, come il premier promette, e soprattutto che cosa questa fase di rodaggio ci riservi per domani. (..). Il caso ha voluto che la nomina di Federica Mogherini al coordinamento della politica estera europea, caparbiamente inseguita e conquistata; il discorso da presidente di turno del Consiglio d’Europa e il consiglione dei ministri di fine estate che doveva inaugurare la fase due del suo governo, siano caduti nel momento più nero della Grande Crisi: pil negativo, giù i consumi, conclamata deflazione. Come se non Bastasse, la trovata del carretto dei gelati nel cortile di Palazzo Chigi, gesto beffardo contro la copertina del settimanale di unta della perfida Albione, è suonato per tutti come un inutile scivolone di gusto e di sostanza. Forse per la prima volta l’intuito comunicativo del premier ha avuto una defaillance. E alla fine la barchetta dell’Economist” è diventata una barca molto, molto pesante da trascinare fuori delle secche. E’ in questo frangente che Renzi rivede la sua agenda, allunga i tempi di leggi e riforme e moltiplica per dieci i cento giorni del programma. (..). Perché Il Suo Modo Di Essere e di concepire la politica, quasi d’istinto, non si cambia. Infatti, i cento giorni erano diventati mille già il 25 giugno nel discorso alla Camera, e questo non ha certo fermato l’8 agosto successivo il braccio di ferro (vincente) sulla riforma del Senato. (..). Tutti sembrano convinti che allo sforzo di Renzi non ci sia alternativa, ma al patto che non devii dalla strada maestra (Cacciari); che ora adotti le misure economiche che ha messo in secondo piano rispetto ai ritocchi istituzionali (Boeri); che tenga bene a mente le conseguenze e i rischi del patto con B. (Scalfari); che non pensi solo alla Grande Riforma, ma anche alla sua Forma (Ainis).Più che una pagella dunque, anche un vademecum per il futuro. Aspettando nel frattempo, prima ancora dei mille giorni, i venti che ci separano dal documento economico e finanziario per il 2015. Che alla fine ci farà capire quanto profonda sia l’intenzione di Renzi di cambiare verso.
Twitter@bmanfellotto – Bruno Manfellotto – 11 settembre 2014 -

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