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sabato 27 settembre 2014

Lo Sapevate che: Se il mio governo lava più bianco...



Nella foga di riformare la Costituzione, di cui stanno riscrivendo 47 articoli, i nostri ricostituenti si sono scordati di abrogare il 54:”I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore”. Ma si comportano come se già non ci fosse più. Dopo aver nominato tre sottosegretari inquisiti (Barracciu, De Filippo e Del Basso de Caro, peculato) e un viceministro imputato (Bubbico, abuso d’ufficio), Matteo Renzi s’è subito detto felice di aver nominato al vertice dell’Eni Claudio Desclazi, ora indagato per corruzione internazionale.
Quanto A Stefano Bonaccini, inquisito per peculato e aspirante governatore dell’Emilia Romagna, ha tenuto a precisare che “i candidati li scelgono gli elettori e non i magistrati”. Non prima di aver magnificato le virtù dell’ex governatore Vasco Errani, caduto per una condanna in appello per falso ideologico, Berlusconi ne ha subito approfittato, infilando fra i membri laici del nuovo Csm (che anche il Pd deve votare) l’ex sottosegretario e avvocato Luigi Vitali, rinviato a giudizio per falso in atto pubblico: condizione che la legge del 1957 sul Csm prevede come sufficiente per la destituzione immediata. Lo scorso anno Renzi aveva invocato le dimissioni dei ministri Alfano e Cancellieri, coinvolti rispettivamente negli scandali Shalabayeva e Ligresti: i due non erano neppure indagati, ma avevano il torto di lavorare nel governo Letta. Il suo, evidentemente, lava più bianco. Infatti, dopo aver indotto Francesca Barracciu a ritirare la sua candidatura a governatore della Sardegna perché coinvolta nell’inchiesta della Procura di Cagliari per 80 mila euro di rimborsi pubblici non giustificati, il premier la premiò con un posto nel suo governo: non poteva fare la presidente di Regione, a il sottosegretario ai Beni Culturali. Ora invece Bonaccini, sotto inchiesta per lo stesso reato, può presiedere una Regione. E così in Campania Vincenzo De Luca, gran collezionista di prescrizioni, indagini e rinvii a giudizio; e in Toscana Enrico Rossi, inquisito per falso ideologico. Gli emiliani, i campani e i toscani sono ritenuti più di bocca buona dei sardi, o è cambiato qualcosa? Anziché sottolineare l’aurea incoerenza del premier, la grande stampa s’è affrettata a elogiarne lo squisito “garantismo”. Che naturalmente c’entra come i cavoli a merenda: il garantista difende i sacrosanti diritti a difendersi nei processi, mentre chi protegge inquisiti e imputati nelle istituzioni contro l’articolo 54 si chiama berlusconiano. Siccome però gli elettori del Pd non sono ancora totalmente lobotomizzati e qualcuno osa chiedere spiegazioni sui social network, ecco l’offensiva mediatica dei renziani e degli alleati al seguito, con argomenti degni di un repartino psichiatrico. La vicesegretaria Debora Serrachiani, neppure lontana parente della Serrachiani che ai tempi di Veltroni e Bersani invocavo cava trasparenza e rigore, rivendica “il diritto degli indagati di fare chiarezza” e intima ai pm di Bologna di “andare in tempi brevi all’archiviazione” per Bonaccini. Perché se no? Già è curioso che un politico detti i tempi a una Procura: La Serrachiani vuol dettare pure la sentenza, anticipando forse la prossima riforma della giustizia. Lorenzo Guerini, l’altro vice di Renzi, si dice “perplesso che un procedimento per peculato rimanga aperto per due anni. Forse sarebbe stato meglio risolvere la cosa in tempi più rapidi”. Se Prima Di Straparlare avesse chiesto in giro, saprebbe che l’indagine è stata avviata non due anni fa, ma meno di un anno fa. E che la scoperta di Bonaccini indagato (come pure Richetti, che però si è saggiamente ritirato) l’hanno fatta gli avvocati dei consiglieri regionali, chiedendo alla Procura se i loro clienti fossero iscritti nel registro e, alla risposta affermativa, diramando la notizia alla stampa. Così Massimo Mezzetti,assessore alla Cultura di Sel, ha potuto uscirsene con la scemenza dell’anno: “Per risparmiare tempo, chiediamo alla Procura chi vuole alla presidenza della Regione”. L’idea di trovare qualcuno che non si intascasse rimborsi pubblici è scartata a priori.
Marco Travaglio – Carta canta – L’Espresso – 25 settembre 2014

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