Il buio c’è,
ma non si vede. Invece il decreto si vede, ma non c’è. Un gioco illusionistico
di cui è maestro il Premier, tanto che l’”annuncite” è diventata un hashtag
superpopolare, un tormentone che soffia nei tg, un riferimento d’obbligo negli
interventi dei politici (e dello stesso Premier). Ultimo episodio della serie:
i due decreti del 29 agosto. Rispettivamente lo Sblocca Italia e la riforma
della giustizia, annunciati in conferenza stampa al popolo plaudente. Per verità,
l’annuncio risaliva al 1° giugno, quando Renzi – intervenendo a Trento durante
il Festival dell’Economia – promise lo Sblocca Italia entro la fine di luglio.
Quanto alla giustizia, sarebbe stata in calendario a giugno, stando al
cronoprogramma diffuso il 17 febbraio. Invece abbiamo attesa qualche altra
settimana: il rinvio dell’annuncio. Poi abbiamo scoperto una nuova categoria
giuridica: l’emendamento all’annuncio. E’ successo il 6 settembre, quando il
ministro Orlando – alla Festa dell’Unità di Bologna – ha raccontato che il
governo stava correggendo il decreto sulla giustizia civile, per attribuire
sgravi fiscali a chi scelga forme alternative di giudizio. Peccato che quel
decreto non fosse ancora uscito dai cassetti di palazzo Chigi, benché approvato
da una settimana. E infatti il Quirinale ha dovuto aspettare un’altra settimana
prima di riceverlo, finché il 12 settembre – 15 giorni dopo la delibera del
Consiglio dei ministri – li ha firmati entrambi, sia la giustizia sia lo
Sblocca Italia. D’Altronde Ormai non conta la sostanza, conta
l’apparenza. Non conta il testo, conta il metatesto, il discorso attorno al
testo. Durante quel paio di settimane vi si sono esercitati politici e
opinionisti d’ogni risma, abbiamo letto analisi seriose e critiche puntute,
comunicati sindacali, altolà dei magistrati. Tutto un gran vociare su testi –
per l’appunto – inesistenti, giacché un decreto legge nasce con l’emanazione
del capo dello Stato e la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. Discettarne
anzitempo è come misurare le fattezze del neonato prima del parto, quando
nessuno l’ha ancora visto in faccia. Ma almeno questa non è una novità. La sera
del 4 dicembre 2013 la Consulta arrostì il Porcellum, con una sentenza che però
venne scritta e depositata più di un mese dopo, il 13 gennaio 2014; nel
frattempo diramò un comunicato. E non soltanto la politica, bensì la stessa
dottrina giuridica iniziò immediatamente a commentarlo, così inventando un
nuovo genere: la nota a comunicato. Che evidentemente ha preso le veci della nota
a sentenza, cui un tempo si dedicavano i giuristi. Insomma, Il Diritto si è smaterializzato. La decisione
normativa è uscita dal corpo della legge, come l’anima dal corpo di chi muore.
Alberga sempre in un fuori, in un altrove. Nei decreti attuativi (ne mancano
all’appello 164 sulle riforme del gabinetto Renzi, 320 sul lascito degli altri
esecutivi). Nella rete di rimandi, di rinvii a catena (“Il comma 1 della legge
4”), giacchè ormai nessun testo legislativo indica cose né comandi, bensì
piuttosto allusioni, evocazioni. Nella parola degli interpreti, cui spetta
tradurre in italiano l’ostrogoto del legislatore . Infine nella parola dei
politici, che è sempre una e trina, come la divinità. I due decreti fantasma
vennero approvati a fine agosto “salvo intese” dal Consiglio dei ministri,
secondo una prassi che annovera vari precedenti (per esempio il decreto sulla
P.A., deliberato il 13 giugno e tenuto in quarantena per altri 11 giorni). Ma
se manca l’intesa, dov’è la decisione?. E dov’è la Costituzione? L’art. 77
impone che ogni decreto venga presentato “il giorno stesso” al Parlamento per
la sua conversione in legge; sarà evaporato anch’esso, insieme ai falsi annunci
del governo. Sennonchè tali vicende non fanno violenza soltanto all’orologio.
Offendono altresì la trasparenza, dato che nessuno può ascoltare i conciliaboli
che precedono la vera decisione, i traffici sottobanco, lo scambio di favori.
La forma è garanzia di libertà, diceva Calamandrei. Giusto, ma è anche garanzia
di verità.
michele.ainis@uniroma3.it – Legge e
libertà – L’Espresso – 25 settembre 2014
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