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venerdì 12 settembre 2014

Lo Sapevate Che: Così La Politica Italiana Ha Rottamato l'Industria dell'Auto...



La rottamazione in politica è molto popolare. Un giorno si vedrà se è stata anche utile al Paese. La rottamazione industriale fu invece una scelta rovinosa, che ha portato alla fine della gloriosa industria dell’auto in Italia. E’ un paradosso sul quale vale la pena di riflettere. La crisi dell’auto italiano comincia negli anni Ottanta, quando la concorrenza soprattutto tedesca, con l’aiuto dei governi, prende a investire cifre colossali in nuovi modelli tecnologici ed esteticamente molto attraenti – spesso disegnati da italiani – e la Fiat risponde con la Duna. A quel punto è chiaro che l’avvento dell’elettronica ha sconvolto il mercato dell’auto e che l’industria nazionale, quindi in pratica la sola Fiat, avrebbe bisogno di essere sostenuta da una lungimirante politica industriale per affrontare le nuove sfide. I vituperati sindacati metalmeccanici segnalano che occorrerebbe un’azione dei governi in favore di ricerca, formazione dei lavoratori, collegamento fra industria e università, insomma la creazione di un nuovo sistema dell’auto. La risposta dei governi, di destra e di sinistra, si esaurisce negli incentivi alla rottamazione delle vecchie auto. La rottamazione non serve a rilanciare l’industria dell’auto, ma soltanto a nasconderne la crisi drogando per un po’ il mercato. Però piace a molti. Piace a Cesare Romiti, che di mestiere fa il lobbista parlamentare più che l’amministratore delegato Fiat. Piace ai consumatori e dunque ai politici. Piace al punto da diventare , vent’anni più tardi, lo slogan principe della nuova stagione politica. Nel giro di pochi anni i Paesi che hanno investito su formazione, ricerca e università, come la Germania, conquistano gigantesche quote di mercato. Quelli che hanno buttato miliardi nella rottamazione, le perdono. Per giustificarsi, i governi e la prendono con i sindacati metalmeccanici (molto meno ascoltati dell’Ig Metall), con gli stipendi degli operai (la metà della Germania) e con l’immancabile articolo 18. Quando esplode il prezzo del petrolio, per effetto delle guerre in Medio Oriente, la Fiat è l’unico grande gruppo mondiale a non aver avviato un programma di bassi consumi e motori ibridi. Oggi l’ha allestito, grazie agli incentivi del governo Obama in cambio del salvataggio Chrisler. Per un altro grottesco paradosso, il Politecnico di Torino è un importante centro studi sui motori ibridi, ma finanziato dall’industria americana. I migliori ingegneri del resto da anni prendono la strada dell’estero. Questa è una fra le tante storie del declino italiano. Il risultato è che in Italia oggi si producono meno veicoli che in Slovacchia. E “rottamazione” è uno slogan di enorme successo.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 5 settembre 2014 -

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