Grazie ad alcuni sviluppi degli strumenti astronomici presto
potremmo essere finalmente in grado di riconoscere la presenza di vita su altri
mondi, anche se in modo molto indiretto e senza possibilità di comunicare.
L’idea, sviluppata presso il Harvard. Smithsonian Center for Astrophysics è
quella di studiare le sostanze che non possono essersi formate naturalmente. In
pratica, vedere se le atmosfere sono state inquinate. Il James Webb Space
Telescope, il cui lancio è previsto per il 2018, potrà, per esempio,
individuare due tipi di clorofluorocarburi, le sostanze responsabili della
formazione del buco nell’ozono sulla Terra. La tecnica ha però i suoi limiti e
sarà possibile analizzare in grande dettaglio solamente le atmosfere dei
pianeti di tipo terrestre in orbita attorno a stelle nane bianche. Più
probabilmente, quindi, si potrebbero vedere i resti di civiltà ormai scomparse.
Questo perché le nane bianche sono il risultato finale dell’evoluzione di
stelle come il nostro Sole, che però prima passano da una fase di gigante
rossa, in cui bruciano la superficie dei loro pianeti. Alcune sostanze però
hanno vite molto lunghe e potrebbero sopravvivere a questa fase e anche alla
civiltà che le ha prodotte. A meno che, avverte Henry Lin: forse, questa
civiltà aliena potrebbe considerare l’inquinamento come un segno di vita poco
intelligente.
Aldo Conti – Vita extraterrestre – L’Espresso – 18 Settembre
2014 -
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