Etichette

domenica 21 settembre 2014

Lo Sapevate Che: Lo Zar sa cosa vuole, gli altri no...



Non Saranno Nuove e più dure sanzioni, né la muscolare esibizione delle esercitazioni Nato ai confini di Putinland né la “Forza di spedizione congiunta” formata da 4.000 soldati dell’Alleanza Atlantica in funzione antirussa, a convincere lo zar del Cremlino a rinunciare a un progetto a lungo cullato. La differenza tra i belligeranti sta nel fatto che mosca ha una strategia chiara e la persegue dettando l’agenda della crisi. L’occidente insegue affannato e cerca confusamente di ribattere quando sul campo si è già determinata una situazione sfavorevole. Cosa pensi Vladimir Putin dell’Ucraina è noto da tempo. Non la considera nemmeno uno Stato, ma un territorio indefinito, una parte del quale è “Novorossia” da inglobare sotto la sua influenza, e il resto un’appendice marginale dell’Europa. Benchè Minacci di poter “arrivare a Kiev in 15 giorni”, non lo farà, non gli interessa. Quella sì sarebbe la mossa azzardata in grado di innescare un conflitto dalle conseguenze imprevedibili. E Putin sarà imperialista ma non è pazzo. Voleva la Crimea per il dominio del Mar Nero e lo sbocco verso i mari caldi: se l’è presa subito senza sparare un colpo, come fosse un diritto storico e per riparare a un errore commesso da Kruscev che la regalò alla Repubblica un tempo molto sorella. Voleva l’Ucraina dell’Est (e parte del Sud) perché abitata da russi, in nome del principio etnocentrico e caro al suo nazionalismo “tutti i russi in uno Stato” e l’operazione era tecnicamente più complicata per via del tabù, eredità della Conferenza di Helsinki 10975, dell’inviolabilità delle frontiere (tabù che persiste, nonostante il principio sia stato a più riprese violato). Ha Pazientato Un Poco, forse ha ritardato la conquista per la riprovazione scatenata dall’abbattimento dell’aereo malese e, quando l’attenzione del mondo era distolta dagli orrori mediorientali, ha sferrato l’offensiva decisiva prima che il generale inverno potesse interferire nei suoi piani e giocasse a suo favore per il ricatto del gas e delle case calde. Ormai è vicino al traguardo e non si vede come le sorti della partita possano essere ribaltate da un esercito ucraino che è una barzelletta secondo i suoi stessi generali o da un’improbabile, ingente spiegamento di truppe della Nato a ridosso dell’Impero russo: non ci sono alle viste politici così desiderosi di “morire per Donetsk”. Se Il Destino di una secessione in Ucraina (nella migliore delle ipotesi un confederazione tra due Stati con larghe autonomie, uno che guarda a Ovest, e l’altro che guarda a Est), era già scritto, l’attivismo della Nato e le parole reboanti in funzione anti-Putin dell’Europa, comprese quelle della nuova Mrs Pesc Federica Mogherini, sembrano piuttosto un avvertimento preventivo teso a scongiurare eventuali mire egemoniche verso Paesi vicini, un tempo aderenti al patto di Varsavia. (..). Bisognerà Capire Adesso se si rivelerà solida una compagine anti-Putin apparentemente coesa nei principi, in realtà dilaniata al suo interno dagli interessi. Gli Usa stanno oltre l’oceano, i francesi possono fare la voce grossa perché non direttamente dipendenti dagli ori del Cremblino. Ma la Germania e Italia, tanto per fare due esempi, hanno economie molto connesse con Mosca. Berlino ha delocalizzato in Russia centinaia di aziende e ha bisogno dell’energia di Gazprom almeno quanto noi che abbiamo anche il problema del mercato del lusso. Per questo le sanzioni sono un’arma a doppio taglio. Quanto a lungo sostenibili nel lungo periodo, da ambo le parti, si vedrà.
Gigi Riva – L’Espresso – 11 settembre 2014 -

Nessun commento:

Posta un commento