Io e diverse mie
amiche,tutte più o meno coetanee della signora Daria che lamenta di essere
stata poco amata, ci siamo dette tutte la stessa cosa. A noi questa signora
(..) più che una che dalla vita ha avuto poco, è parsa senza offesa, una che dalla vita ha avuto sin
troppo. Ha avuto un padre che l’ha adorata, una vita buona e per sua stessa
ammissione, dovrebbe essere grata alla sorte, non è neanche sola, ma cos’altro
vuole questa signora? Io e tante mie amiche abbiamo avuto padri indifferenti se
non ostili, vite dure se non durissime, con problemi economici, obblighi di
assistenza ad anziani e disabili, lavori non certo gratificanti e faticosi,
problemi di salute nostri e dei nostri cari, lutti vari ed ora ci ritroviamo
sole e con risicate pensioni, ad affrontare la vecchiaia. Eppure le assicuro
che nessuna di noi si sogna di lagnarsi come fa la sinora Daria. Perché abbiamo
imparato: 1) che finché abbiamo un tetto sopra la testa, un piatto di minestra
tutti i giorni e problemi di salute accettabili, possiamo solo ringraziare Dio.
2) che non bisogna mai pensare al passato, è un lusso che non ci possiamo
permettere. 3)che abbiamo fatto e continuiamo a fare del bene a chi sta peggio
di noi e la nostra ricompensa consiste nella gratitudine di chi ha bisogno più
di noi. Forse se la signora Daria imparasse a decentrarsi un po’, sarebbe più
felice.
Anna e le sue amiche –
Venezia
Può darsi che uno
l’infelicità la cerchi a tutti i costi, perché compiangersi dà un senso alla
propria vita: si può aver avuto molto, ma manca sempre qualcosa, e c’è chi
considera l’amore di un uomo la cosa più preziosa. Voi avete ragione a non
capire come mai questa signora si lamenti avendo avuto e avendo in fondo una
buona vita: resta solo il fatto che lei è infelice. Certo dal vostro punto di
vista non dovrebbe, perché tutte voi, con la vostra vita difficile non lo
siete. Forse è proprio questa vostra vita, che è quella di molte persone, ad
avervi dato la forza di raggiungere una certa serenità. Forse alla signora
Daria manca proprio questo, un gruppo di amiche con cui trovare quella
solidarietà e consolazioni che vi consente di sentirvi protette, capaci di
affrontare le avversità e di pensare che poteva andare anche peggio.
Soprattutto è vero che la miglior cura contro un vivere vuoto, è uscire da se
stessi, cominciare a pensare agli altri. In questi giorni ho visto un film
bellissimo, Il giovane favoloso di
Mario Martone che racconta la breve in felicissima vita di Giacomo Leopardi,
quella vita che ha fatto di lui il grande poeta e il soave ribelle di quella
grigia Italia (o meglio del Regno Pontificio) che tanto disprezzava.
L’infelicità provocata dal suo corpo malato, dalla prigionia familiare, dalla
mancanza di soldi e dal non riuscire a farsi amare da una donna, si è
trasformata nella meraviglia delle sue Operette
Morali, dello Zibaldone, dell’Infinito.
Natalia Aspesi – Questioni di Cuore – Il Venerdì di
Repubblica – 12 settembre 2014
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