Il problema è che il
futuro è gia stivato nelle cantine, il futuro novello è già in tavola, il
futuro che berremo è già invecchiato. Male. Di anno in anno si succedono spremiture a opera dei vinattieri più
improbabili, più numerose sel solito nell’arco dei dodici mesi, ma la qualità
non migliora, il costo dei vitigni aumenta, le ubriacature sono sempre più
cattive. Il futuro che i sommelier ci offrono dagli schermi televisivi come
champagne ci fa venire le bollicine, il futuro tagliato con altri futuri
europei più robusti aumenta il mal di stomaco. Si ripiega sulla vendita di
meravigliose bottiglie vuote, con preziosa aria d’annata. Una volta strappate
servono a costruirci dentro i modellini di come sarà il Paese, purtroppo il nostro,
quando il futuro sarà finito. Si vendemmia, tremenda vendemmia.
www.massimobucchi.com – Il Venerdì di Repubblica 26
settembre 2014 -
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