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sabato 20 settembre 2014

Lo Sapevate che: Perchè a Gela il sesso è malformato...



Ci ancora dei posti in Italia dove a causa delle condizioni ambientali il rischio di nascere con malformazioni è più del doppio della media italiana. E’ una cosa tollerabile? Qualcuno ha dichiarato un’emergenza sanitaria? No. Non stiamo parlando della Terra dei fuochi in Campania. Né dell’Ilva di Taranto. Stiamo parlando di Gela, Sicilia meridionale, con il suo polo petrolchimico da anni al centro di preoccupazioni e polemiche, area nazionale di bonifica del secolo scorso, sempre in attesa di quel risanamento e rilancio che non arriva. Ora uno studio del Cnr di Pisa ha confermato ciò che si sa da tempo, mostrando come il tempo passa e le malformazioni restano. L’analisi condotta dall’epidemiologo Fabrizio Bianchi e dai suoi collaboratori ha mostrato che il tasso di malformazioni genitali maschili resta decisamente sopra la media dagli anni Novanta ad oggi, senza apparenti flessioni. La malformazione per la quale i dati sono più solidi è l’ipostadia, vale a dire difetti da lievi a gravi del pene, che colpisce 47 nati ogni diecimila, il 170 per cento in più rispetto alla media del registro europeo, e il 230 in più dei dati italiani disponibili (Toscana e Emilia Romagna). Quali le cause? Difficile individuare la pistola fumante. Con tutta probabilità si tratta d un effetto multifattoriale, di un “contesto”, composto da pesticidi, gas di scarico, metalli pesanti e interferenti endocrini “scassa-ormoni” industriale, e soprattutto arsenico emesso da parchi minerari e discariche inalato o ingerito con gli alimenti. Ma serve a questo punto precisare meglio le cause per cominciare ad agire? O non è forse il caso di mettere in sicurezza l’area, e provvedere al più presto alla bonifica? “Sicuramente le conoscenze possono essere ancora migliorate svolgendo studi più specifici”, spiega Fabrizio Bianchi: “Tuttavia ciò che già sappiamo è sufficiente per asserire che il tema più urgente è quello degli interventi: per produrre un forte risanamento e condizioni sicure di produzione”. Proprio in queste settimane sindacati e istituzioni locali stanno affrontando il tema del futuro della raffineria di Gela con l’Eni. Speriamo che questi nuovi dati aiutino a prendere sagge decisioni.
Luca Carra – Inquinamento – L’Espresso 18 settembre 2014 -

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