Ci ancora dei posti in Italia dove a causa delle condizioni
ambientali il rischio di nascere con malformazioni è più del doppio della media
italiana. E’ una cosa tollerabile? Qualcuno ha dichiarato un’emergenza
sanitaria? No. Non stiamo parlando della Terra dei fuochi in Campania. Né
dell’Ilva di Taranto. Stiamo parlando di Gela, Sicilia meridionale, con il suo
polo petrolchimico da anni al centro di preoccupazioni e polemiche, area
nazionale di bonifica del secolo scorso, sempre in attesa di quel risanamento e
rilancio che non arriva. Ora uno studio del Cnr di Pisa ha confermato ciò che
si sa da tempo, mostrando come il tempo passa e le malformazioni restano.
L’analisi condotta dall’epidemiologo Fabrizio Bianchi e dai suoi collaboratori
ha mostrato che il tasso di malformazioni genitali maschili resta decisamente
sopra la media dagli anni Novanta ad oggi, senza apparenti flessioni. La
malformazione per la quale i dati sono più solidi è l’ipostadia, vale a dire
difetti da lievi a gravi del pene, che colpisce 47 nati ogni diecimila, il 170
per cento in più rispetto alla media del registro europeo, e il 230 in più dei
dati italiani disponibili (Toscana e Emilia Romagna). Quali le cause? Difficile
individuare la pistola fumante. Con tutta probabilità si tratta d un effetto
multifattoriale, di un “contesto”, composto da pesticidi, gas di scarico,
metalli pesanti e interferenti endocrini “scassa-ormoni” industriale, e
soprattutto arsenico emesso da parchi minerari e discariche inalato o ingerito
con gli alimenti. Ma serve a questo punto precisare meglio le cause per
cominciare ad agire? O non è forse il caso di mettere in sicurezza l’area, e
provvedere al più presto alla bonifica? “Sicuramente le conoscenze possono
essere ancora migliorate svolgendo studi più specifici”, spiega Fabrizio
Bianchi: “Tuttavia ciò che già sappiamo è sufficiente per asserire che il tema
più urgente è quello degli interventi: per produrre un forte risanamento e
condizioni sicure di produzione”. Proprio in queste settimane sindacati e
istituzioni locali stanno affrontando il tema del futuro della raffineria di
Gela con l’Eni. Speriamo che questi nuovi dati aiutino a prendere sagge
decisioni.
Luca Carra – Inquinamento – L’Espresso 18 settembre 2014 -
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