Che cos’è l’amore? E’
un sentimento che ha le sue radici nell’attrazione per qualcuno, e nel piacere
che si trae dalla sua vicinanza più o meno intima. (…). Ma in questi anni
questa idea romantica dell’amore ha incominciato a sgretolarsi, e le
generazioni si sono auto-educate all’idea che è molto più importante perseguire
un sogno artistico, un obiettivo professionale, una solida situazione
economica, avere cioè prestigio e successo. (..). L’amore sta scomparendo? Come
emozione no, come sentimento si, fino a doversi rassegnare a pensare l’amore
come intermezzo, parentesi, opportunità, e basta.
Ambra Baldoni – ambra.baldoni@gmail.com
In una società come la nostra che, lungi dall’essere
“liquida”, come ripete fino alla noia Zygmunt Bauman, è in ogni suo aspetto
rigorosamente recintata e cementata dalla razionalità tipica dell’età della
tecnica, che a noi chiede solo efficienza, produttività, realizzazione degli
obiettivi di cui ogni anno si alza l’asticella, l’amore è l’unico spazio in cui
ciascuno può esprimere e stesso e la sua libertà al di fuori di ogni regola.
(..). Oggi, che l’amore è diventato una libera scelta, su cui né la famiglia
d’origine, né il Diritto, né lo Stato, né la Chiesa sono in grado di esercitare
un vero potere, l’amore è diventato un assoluto, nell’accezione latina di solutus ab, sciolto da tutto, persino
dal vincolo che in amore lega due persone che si sono innamorate. E questo per
diverse ragioni che qui voglio elencare. La prima è che abbiamo confinato il
sentimento nella passione che, come dice la parola stessa, ci vede “passivi” di
fronte alla fascinazione dell’altro. Ma siccome la passione è instabile, o come
dice Freud “è un delirio che ha l’unico pregio di essere breve”, la costruzione
dell’amore è sempre minacciata dalla sua distruzione, l’esaltazione cede spesso
e volentieri alla desolazione, la realizzazione di sé e la perdita di sé
camminano affiancate. La seconda ragione è che vivendo noi ogni giorno, nella
vita sociale e lavorativa, come una risposta agli altri, che ci compensano a
partire dalle prestazioni che siamo in grado di offrire, ciascuno cerca
nell’amore la propria autorealizzazione, la possibilità di entrare in contatto
col proprio sé profondo, al di là del proprio ruolo sociale e lavorativo, dove
l’identità profonda di ciascuno deve essere messa tra parentesi a favore della
sua idoneità e funzionalità all’apparato di appartenenza. (…). Dove è evidente
che individualismo, egoismo e narcisismo sono in agguato anche se ben nascosti
e tacitati. La terza ragione è che, sempre per ragioni di autorealizzazione, in
questa società, cementata e non liquida, abbiamo trovato nell’amore l’unico
spazio per celebrare la nostra libertà, che però non è più intesa come libera
scelta nella costruzione della propria esistenza, ma come revocabilità di tutte
le scelte, per cui si cambiano i partner con la stessa facilità con cui si
cambiano gli abiti, in omaggio all’amore inteso come passione, le cui caratteristiche,
come abbiamo visto, sono l’instabilità e la mutevolezza. (…). Perché questo è
l’amore: violazione della nostra integrità. E chi non capisce queste cose, non
solo non conosce se stesso, ma nulla vuol sapere dell’altra parte di sé che
solo l’altro è in grado di rivelarci.
umbertogalimberti@repubblica.it
– Donna di Repubblica – 23 agosto 2014 -
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