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sabato 6 settembre 2014

Lo Sapevate Che: Per non morire di deflazione....



 Abituati nei decenni della lira a leggera nella continua scalata dei prezzi il sintomo peggiore della febbre domestica, molti italiani stentano ancora a comprendere quali conseguenze rovinose possa avere un’inflazione prossima allo zero o addirittura negativa. (..). Cosicché oggi che il temuto spettro della deflazione è diventato una realtà palese in Italia e in larga parte dell’Unione sia le opinioni pubbliche sia i governi nazionali e le istituzioni comunitarie non danno grandi segni di consapevolezza dei pericoli incombenti. Le fasi di caduta dei prezzi, infatti, comportano effetti depressivi potenti e talora più difficilmente gestibili dei processi di inflazione galoppante. In particolare, perché ne vengono colpiti i due principali fattori di sostegno delle attività economiche. (..) E in parallelo gli investimenti: giacché chi potrebbe effettuarne è doppiamente scoraggiato dalla frenata della domanda e dal timore di vedere i suoi margini di guadagno azzerati dalla progressiva caduta dei realizzi. L’Aspetto Più Insidioso di questa rincorsa fra minori consumi e minori investimenti è che essa innesca una spirale regressiva su tempi lenti e lunghi. Al contrario delle fiammate inflazionistiche che generano immediato allarme politico e sociale, il morbo deflazionistico appartiene a quel genere di tumori che si autoalimentano senza dare manifestazioni clamorose fino a quando esplodono in tutta la loro potenza distruttiva. Un’istituzione europea particolarmente sotto pressione su questo punto è la Bce. Il cui presidente, Mario Draghi, ha detto di essere pronto a fare tutto il necessario per riportare il tasso d’inflazione a sfiorare almeno il fatidico tetto del due per cento. La cosa più probabile è che intenda farlo con nuove massicce iniezioni di liquidità verso il sistema bancario. Meglio che niente, s’intende. Ma basterà? E’ se le banche poi continueranno a impegnare quei soldi nell’acquisto di titoli di Stato? Sì, forse, potrà rallegrarsene qualche contabile di  casse erariali. Ma gli effetti sulle dinamiche dei prezzi, quindi su consumi e investimenti, rischiano di essere marginali ovvero imbelli contro la deflazione.
Quel Che Serve Oggi all’economia europea è una svolta radicale di strategia mirata a perseguire la sostenibilità delle finanze pubbliche attraverso il rilancio di consumi e investimenti. Ecco, semmai, un terreno decisivo su cui operare quelle “cessioni di sovranità” che lo stesso Draghi sollecita per consolidare l’unione monetaria. Ci vuole altro che negoziare flessibilità e “sconti” di qualche decimale sui parametri scolpiti nella pietra dei trattati europei, ben altro anche dei 300 miliardi vagheggianti da Jean-Claude Juncker per ringraziarsi la nomina a presidente della Commissione di Bruxelles. Di mezze misure si può solo morire  si può solo morire più lentamente. Ma qui siamo anche al nodo cruciale delle attuali difficoltà. Si rassegnino gli ottusi fautori del rigore contabile a qualunque prezzo: la loro cura della lesina è servita solo a far peggiorare le condizioni del paziente e a rendere tardive e inutilmente più costose le medicine. Un’efficace azione di rilancio dell’economia continentale postula, quindi, il rapido abbandono della politica seguita finora ai vertici dell’Unione.
Massimo Riva – Avviso ai naviganti – L’Espresso – 28 agosto 2014

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