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martedì 23 settembre 2014

Lo Sapevate che: Un fermacarte chiamato punto...



La testa di Montezemolo recapitata su vassoio d’argento alla famiglia Lambs (ex Agnelli) nel suo nuovo ranch di Detroit è la raccapricciante immagine che ha sconvolto l’opinione pubblica mondiale. Macabro dettaglio, la testa era perfettamente pettinata. Marchionne Ci si domanda a che titolo il manager della Fiat abbia fatto fuori il presidente della Ferrari. La Fiat più veloce mai prodotta è un Fiorino precipitato da una scarpata durante il viaggio di collaudo: nel corso della caduta ha superato i 210 chilometri all’ora. Come è dunque possibile che Marchionne si senta in grado di dire la sua anche a Maranello? Secondo la psicoanalista Lucy Van Pelt, oggi in pensione ma a suo tempo popolarissima in tutto il mondo, “uno che costruisce utilitarie color frigio topo non può che odiare uno che costruisce fuoriserie rosso fiammante”. Alla interpretazione psicoanalista si intreccia anche una possibile lettura dinastica della vicenda: alla voci che vogliono Montezemolo figlio naturale di Gianni Agnelli (la somiglianza è notevole) si aggiungono quelle che vedono in Marchionne il figlio naturale dell’Orso Yoghi (la somiglianza è impressionante). Il classico conflitto di classe. Il Piano Marchionne Merito riconosciuto di Marchionne è avere cercato con estrema decisione di mettere fine all’equivoco che, negli ultimi vent’anni, ha tormentato la Fiat: voler costruire a tutti i costi automobili. “Una fissazione davvero incomprensibile e del tutto antieconomica – come spiegò anni fa a Cernobbio – e facilmente risolvibile chiudendo un paio di fabbriche e importando dall’America un po’ di Chrysler già bell’e fatte”. Di qui l’idea geniale: basta un operaio con un cacciavite per togliere dalla macchina il nome americano e riavvitarne uno italiano, facendo ben attenzione a non dirlo a nessuno. Funzione anche l’operazione contraria: la Punto, ribattezzata Point dopo una lunga ricerca del Centro Ricerca e Ideazione di Lapo Elkan, durata mesi, è stata rivenduta negli Stati Uniti come fermacarte. Per la Ferrari le cose non sono così semplici: distruggerla non può essere questione di pochi anni, ci vogliono applicazione, tempo, professionalità. Secondo i bene informati, la prima mossa sarà sostituire il rosso Ferrari con il grigio topo. L’Innovazione Marchionne, appassionato di motori quanto Bin Laden era appassionato di cooperazione internazionale, è rimasto molto impressionato quando gli hanno spiegato che la Ferrari monta un motore a dodici cilindri. Ha chiesto se è proprio necessario utilizzare i cilindri, costosissimi, e non i Borsalino e le bombette, che mantengono un profilo elegante ma non impegnano troppo. “Queste comunque sono scelte che lascio volentieri al nuovo managerment”. Per la presidenza si fanno i nomi di Gerbera Agnelli, che ha il vantaggio di essere una donna ma lo svantaggio di essersi occupata per tutta la vita solo di composizioni di fiori secchi per il centrotavola; oppure un membro a caso della famiglia Grande Stevens, che come rivela il nome stesso non è realmente esistente ma da molte generazioni ricopre il ruolo di amico immaginario degli Agnelli Lambs. La Famiglia Ha avuto momenti di tensione con Marchionne una rettifica e le scuse in pubblico. Per il resto, gli Agnelli Lambs sono molto contenti che qualcuno si occupi, in loro vece, della Ferrari, azienda che non sapevano di possedere che imbarazza decisamente la componente femminile della famiglia, che considera la Ferrari molto rumorosa. Geppe Agnelli, del ramo dissidente, da anni in esilio a Igea Marina dove gioca a boccette, propone di venderla agli arabi e con il ricavato compera la Averna e la Biancosarti.
Michele Serra – Satira preventiva – L’Espresso – 18 settembre – 2014 -

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