E’ una bella notizia
per il cinema italiano che Paolo Sorrentino abbia cominciato a girare a
Cinecittà The Young Pape, una serie
tv sul Vaticano, con protagonista un papa americano ultra reazionario, in
qualche modo la risposta a Francesco, interpretato da Jude Law. A produrre la serie sarà l’Hbo, la più intelligente
catena televisiva del mondo, e in collaborazione con Canal Plus e Sky. La
brutta notizia è che in tutto questo importante progetto la Rai non c’entra
nulla. Negli ultimi decenni nessun potere politico ha resistito alla tentazione
di riformare la tv di Stato, presto o tardi, ma in genere subito. Ogni volta i
governi hanno prestato grande attenzione all’architettura di organigrammi, alla
distribuzione dei poteri fra consiglio, presidenza e direzione generale, e al
modo in cui assoggettare la struttura alla nomina politica. Di contenuti, in
compenso avvero , non si è mai davvero discusso. Il risultato di questo intenso
sforzo è stato che la Rai è passata dall’essere una delle migliori tv pubbliche
d’Europa a una delle peggiori, un’azienda imbolsita, senza idee e in perenne
crisi. Anno dopo anno, mentre i media raccontavano le ricorrenti guerre di
potere fra direttori e presidenti, l’azienda di viale Mazzini accumulava
ritardi tecnologici, vuoti creativi e buchi in bilancio, perdendo alla grande,
come altre grandi industrie nazionali, la partita della globalizzazione. Oggi
la Rai è un cavallo zoppo, con una rete, la prima ormai indistinguibile da un
qualsiasi canale commerciale, una seconda del tutto acefala e inutile e una
terza che era un laboratorio d’idee ed è stata normalizzata. Con un’industria
del cinema dal passato glorioso ma dal futuro assai incerto, la Rai, che avrebbe
potuto giocare un grandissimo ruolo di rilancio del settore, ha deciso da anni
di produrre una fiction di serie B, non esportabile per scarsa qualità, e ormai
neppure potabile per il pubblico nazionale. Se il gioco è di ridurre ogni pezzo
di storia patria a una telenovela a colpi di sceneggiature banalotte e in
genere scritte con i piedi, allora tanto vale risparmiare soldi e comprarsi sul
mercato una vera telenovela sudamericana. Quando si ce di usare la nostra
storia e il meglio cinema per prodotti di qualità e i sicuro impatto sul mercato internazionale, ecco che spuntano Hbo,
Canal Plus e Sky. Di questo passo il destino della prima azienda culturale del
paese è segnato: un rapido declino, il licenziamento di migliaia di lavoratori
e una tele svendita finale. In compenso avremo, come sempre, tre telegiornali
su tre più strettamente controllati dalla maggioranza di turno. Il che peraltro
non ha mai portato grandi fortune elettorali.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 31
luglio 2015
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