Una Pizza a Napoli non si nega a nessuno. Men che mai al
primo ministro giapponese. Invitato in Italia dal nostro Matteo Renzi durante
la sua visita in Giappone. Non sappiamo se e quando Shinzo Abe verrà a gustare
il più partenopeo e il più globalizzato tra i cibi contemporanei. Ma il
premier, nell’attesa, ha mandato in onda un efficace spot promozionale a favore
della decaduta capitale di un Sud abbandonato a se stesso. L’invito A Mangiarsi una bella pizza ha coinciso con la ritrovata attenzione sulle condizioni
di arretratezza economica del mezzogiorno d’Italia.(..) Il segretario-premier –
ha anticipato “il Mattino” di Napoli – avrebbe pronto un imponente piano di 22
miliardi da spender nei prossimi anni: fondi strutturali dell’Ue da
ricontattare con Bruxelles e accordi diprogramma da rivitalizzare nelle singole
regioni meridionali. “Sul sud basta piagnistei, rimbocchiamoci le maniche”, ha
esortato Renzi, sempre nel corso del suo tour giapponese. Esattamente un anno fa,
vigilia di Ferragosto, visitando per la prima volta in veste di capo del
governo le principali città meridionali aveva espresso lo stesso concetto:
“Dobbiamo uscire dalla cultura della rassegnazione”. La Preoccupazione manifestata verso il Mezzogiorno è sostenuta dagli impressionanti dati
diffusi dalla Svimez, attualmente presieduta da Adriano Giannola, associazione
che dal Dopoguerra si preoccupa di diagnosticare lo stato di salute di quel
pezzo d’Italia: le sette regioni del regno borbonico cui va aggiunta la
Sardegna. Quest’anno, molto più che in passato, i numeri hanno dato scandalo.
L’occupazione è tornata ai livelli del 1977; le nascite addirittura sono
regredite ai tempi precedenti l’Unità d’Italia (..). L’L’Italia Divisa In
Due, nei fatti. Più
che dell’ideologia secessionista, è il risultato di decenni di cattiva
politica. Le classi dirigenti meridionali, così influenti nella Prima
Repubblica, collassarono sotto il peso della conservazione di un potere opaco e
discrezionale. Fu facile gioco per Berlusconi e il suo fedele alleato
dell’epoca, Bossi, ribaltare l’asse verso Nord, centro dei loro interessi
elettorali ed affaristici, agitando un federalismo straccione e dispendioso. In
quegli stessi anni sindaci e presidenti di regione meridionali (salvo qualche
rara eccezione) anziché contrastare questo processo di disgregazione della
coesione nazionale, lo assecondarono in cambio di una baronia, di un califfato,
di una satrapia.(..) Ricucire Le Due Italia è necessario ma difficile. Non sarà
sufficiente rimboccarsi le maniche. Non è solo un problema di risorse, che pure
negli anni sono state male utilizzate: 50 miliardi non spesi –ha raccontato
“Repubblica” – e i restanti dissolti in un rivolo di 900 mila micro-progetti.
Il tema dunque riguarda l’operatività strategica da adottare per questo lembo
d’Italia così affascinante e struggente. Renzi, nel suo anno e messo di
governo, non ha mai mostrato di avere una visione innovativa verso il
Mezzogiorno e il suo grumo di problemi antichi. E’ stato il luogo dove ha
raccolto consensi e, con le vittorie di De Luca in Campania e di Emiliano in
Puglia, ha salvato un risultato che poteva costargli caro alle recenti
regionali. Onestamente sarebbe stato anche difficile per l’ex sindaco di
Firenze mostrare una originalità di pensiero, dopo anni e anni in cui
l’elaborazione meridionalista è stata considerata come un fastidioso esercizio
da intellettuali della Magna Grecia. Ora però il Sud è messo peggio della
Grecia. E non basta una pizza (e un mandolino) per riportare il buon umore.
Luigi Vicinanza www.lespresso.it
- @vicinanzal – L’Espresso – 13 agosto 2015
Nessun commento:
Posta un commento