Tutti sappiamo quanto sia dannoso fumare. Ma ora, cifre alla
mano, uno studio dell’Università del Colorado, mostra che smettere di studiare
è letale come le sigarette. E non solo perché un basso titolo di studio e il
tabagismo sono spesso legati, ma anche perché l’educazione va più facilmente a
braccetto con uno stile di vita corretto per quanto riguarda alimentazione ed
esercizio fisico, con un lavoro meno usurante per il corpo, uno stipendio più
alto e una psiche più equilibrata. Tutti fattori che allungano la vita.
Trattandosi di statistiche,è facile farsi venire in mente esempi che
smentiscono la regola. E c’è anche da dire che l’Italia, campione di longevità
in Europa, è il fanalino di coda per numero di laureati (22,4 per cento su una
media del38 per cento) e abbandoni scolastici (17 per cento contro la media
europea dell’11,9 per cento). Ma da noi la dieta mediterranea spariglia le
statistiche e rende impossibile il confronto, per esempio, con una realtà come
quella statunitense. I ricercatori di Denver, comunque, sono risaliti fino al
1925 prendendo un campione di un milione di americani. E sono arrivati alla
conclusione che, negli Stati Uniti, 110 mila persone morte nel 2010 avrebbero
potuto vivere più a lungo se non avessero abbandonato anzitempo l’università,
145 mila se avessero completato la scuola secondaria fino alla maturità e
addirittura 545 mila se avessero raggiunto uno dei massimi livelli di
educazione nei Paesi anglosassoni – il baccalaureato. Questi numeri sono
confrontabili con quelli dei fumatori che non sarebbero morti se non avessero
mai acceso la prima sigaretta. “ Consideriamo sempre dieta, fumo e alcool come
fattori di rischio. Ma un intervento della politica per favorire l’accesso all’educazione
potrebbe migliorare significativamente la situazione” scrivono gli autori della
ricerca, pubblicata da Plos One. L’ignoranza uccide soprattutto attraverso le
malattie cardiovascolari, mentre i dati della mortalità per cancro sono
distribuiti più uniformemente secondo i titoli di studio. E l’effetto benefico
dei libri si fa sentire equamente fra donne e uomini, bianchi e afroamericani.
I dati italiani sono in parte sovrapponibili a quelli americani per quanto
riguarda istruzione e fumo. Nel 2013 nella fascia d’età tra 25 e 44 anni,
informa l’Istat, ad avere il vizio della sigaretta erano il 16,1 per cento
delle persone con un titolo di studio alto e il 24,5 per cento di quelle con un
titolo di studio basso. La proporzione però si inverte fra i più anziani. Gli
over 65 che hanno un diploma o laurea fumano in proporzione più che doppia
rispetto a hi ha una semplice licenza media (12 contro 5,4 per cento).
L’effetto benefico dei libri, confermano i ricercatori, si è fatto sentire
soprattutto sull’aumento dell’aspettativa di vita degli ultimi decenni.
Elena Dusi – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 31 luglio
2015 -
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