LA Grecia Non E’ In
Grado di sostenere
il suo debito. Finalmente anche l’ultimo velo di ipocrisia sulla tormentosa
vicenda è caduto. A strapparlo sono stati gli occhiuti tardigradi del Fondo
monetario internazionale che ora – per bocca della loro presidente Christine
Lagarde – pongono i governi dell’eurozona di fronte a un bivio: o si fa
qualcosa per allentare la morsa dei debiti su Atene oppure il Fondo si tira
fuori dalla partita. L’assunzione di una posizione così drastica può avere
molteplici spiegazioni, taluna anche squisitamente politica. Madame Lagarde è
in scadenza di mandato e il principale azionista del Fmi è il governo
americano. E si sa che la Casa Bianca vuole scongiurare in ogni modo la
prospettiva di una Grecia che, abbandonata dall’Europa, finisca per lasciarsi
attrarre dalle sirene di Putin mettendo così in pericolo il fronte
sud-orientale della Nato, già minato dalle doppiezze della Turchia di Erdogan.
Al riguardo non si contano più le telefonate del presidente Obama ai leader
europei e soprattutto ai tedeschi. In ogni caso l’iniziativa del Fondo
monetario ha il merito di riportare l’intera questione dentro i binari anche
della realtà economica. Nella sostanza, infatti, essa muove dal riconoscimento,
più o meno esplicito, di tre
fondamentali elementi di verità. Il primo: che le rigide terapie d’austerità
imposte al bilancio di Atene hanno gravemente indebolito la vitalità economica
del paese rendendo più fragile proprio il suo già modesto apparato produttivo.
Il secondo: che la logica conseguenza di questo arretramento è di aver così
cancellato ogni reale supporto a sostengo e garanzia di un debito comunque in
crescita. Il terzo: che, in un simile quadro, nessun salvataggio potrà mai
andare a buon fine senza aver prima alleggerito le casse greche dagli oneri
attuali del debito.(..) Herr Schauble
dice senz’altro una cosa esatta. Ma poiché sembra che ci tenga a non passare
per uno stupido, forse è il caso di segnalare che le sue parole chiudono una
porta ma ne spalancano un’altra ben più grande. ovvero quella della totale
estraneità del codice dll’unione monetaria rispetto alle esigenze e alle
conseguenti scelte che la realtà economica può porre nel corso della sua mai
lineare evoluzione storica.(..) Un’Altra Voce tedesca importante, quella del
presidente del parlamento di Strasburgo, Martin Schulz, ha chiosato il
temporaneo compromesso raggiunto con Atene dicendo che “l’Unione europea ha
superato la prova forse più difficile della sua esistenza”. Magari! Dopo la
sortita del Fondo monetario e alla luce delle fiere resistenze di Herr
Schauble, la vera partita – per la Grecia come per l’Europa intera – comincia
appena adesso. Si tratta di scegliere, parafrasando Keynes, se sia meglio
fallire rispettando le convenzioni oppure riuscire violandole.
Massimo Riva – Avviso ai naviganti – www.lespresso.it – L’Espresso- 30 luglio
2015
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