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giovedì 13 agosto 2015

Lo Sapevate Che: Il Papa ecologista parla anche a chi non crede...



Ho letto con grande interesse e attenzione L’Enciclica Laudato si’di Papa Francesco. Si basa sul presupposto che il Creato, la natura, la nostra casa comune è “una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia”, e “suolo, acqua, montagne, tutto è carezza di Dio”. Esiste però anche un “lato oscuro” della natura (la natura matrigna di Leopardi) di cui non si parla. E quello, per esempio, delle catastrofi naturali che uccidono milioni di innocenti, (anche se spesso c’entra anche la mano dell’uomo, che in questo senso innocente non è), o delle malattie che, nei casi estremi, provocano sofferenze inaudite che portano alla perdita della dignità umana. Certo, salvare la terra dal disastro futuro è un impegno che in fondo prescinde dalle motivazioni per cui lo si fa. Che si tratti di un impegno verso il Creato, verso la “madre bella che ci accoglie tra le sue braccia” o per un puro discorso egoistico, alla fine salviamo la terra per salvare noi stessi, per garantire la sopravvivenza della nostra specie.   Bruno Bianchi  brunobianchi55@virgilio.it
Senza mai avere risposta, nelle discussioni ho sempre chiesto all’interlocutore di segnalarmi il contesto culturale a partire dal quale usa una certa parola. Le parole, infatti, non significano per sé. Piuttosto segnalano la cultura che le ha promosse e dalla quale ricevono il loro significato. Nel nostro caso, se prendiamo le mosse dalla cultura greca, la natura era concepita come quell’orizzonte inoltrepassabile, limite insuperabile cui l’azione umana doveva piegarsi come alla suprema legge. Scrive in proposito Eraclito: “Questo cosmo che è di fronte a noi e che è lo stesso per tutti non lo fece nessuno degli déi, né degli uomini, ma fu sempre, ed è, e sarà fuoco sempre vivente, che divampa secondo misure e si spegne secondo misure” (fr.B, 30). Sotto questo profilo la natura non è né buona né cattiva. Semplicemente è. Ed è indifferente alla sorte della condizione umana. Questa è la ragione per cui Pasal, di fronte all’indifferenza della natura, prova angoscia: “Gettato nell’infinita immensità degli spazi che ignoro e che non mi conoscono, provo spavento”. E ciò che spaventa Pascal non è tanto l’infinità degli spazi cosmici, ma la loro ignoranza della vicenda umana. “Non mi conoscono”. L’indifferenza della natura, la sua estraneità all’evento umano che ospita a sua insaputa, e a cui invia solo un messaggio di solitudine. Sulla stessa linea è anche Goethe che a proposito della natura scrive: “Natura! Da essa siamo circondati e avvinti, né ci è dato uscirne e penetrarvi più a fondo. Senza farsi pregare e senza avvertire, ci rapisce nel vortice della sua danza e si lascia andare con noi, finchè siamo stanchi e le cadiamo dalle braccia. La vita è la sua invenzione più bella e la morte è il suo artificio per avere molta vita. Non conosce né passato né futuro. Il presente è la sua eternità”.(..)Papa Francesco, quando nella sua Enciclica Laudato si’ parla della natura come di “una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia” e scrive che “suolo, acqua, montagne, tutto è carezza di Dio”, concepisce la natura secondo il dettato giudaico-cristiano, e non potrebbe essere diversamente. Le obiezioni vengono dopo, in presenza dei mali che la natura, nella sua indifferenza alla condizione umana, produce. E finora la risposta dei cristiani è stata he noi non conosciamo i disegni di Dio, e questo è quanto basta per accettare tutto ciò che di spaventoso la natura è in grado di provocare. Oggi però i disastri più devastanti sono prodotti dalla tecnica, che ha raggiunto livelli che sfuggono al controllo umano, e dagli interessi economici per perseguire i quali non ci si cura delle sorti della terra. Per questo mi sento di accogliere incondizionatamente il monito del Papa, se non altro per limitare la distruzione della terra, unica nostra dimora.
umbertogalimberti@repubblica.it- Donna di Repubblica – 1 agosto 2015

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