Parlare A Ruota Libera.
Sull’ultimo
“Espresso” Denis Pardo si poneva una domanda che molti hanno da tempo sulla
punta della lingua: come è possibile che, sapendo benissimo che le telefonate
possono essere intercettate, i potenti si lascino andare a dichiarazioni
compromettenti, dimostrandosi imbranati come l’ispettore Clouseau della
“Pantera rosa”? La risposta istintiva sarebbe che si sentono così potenti da
ritenere che a loro non oserà intercettarli nessuno, o che, anche se fossero intercettati,
nessuno ardirebbe scoprire i loro altarini. Arroganza del potere, certo, ma la
spiegazione vale solo al cinquanta per cento. L’altra ragione è determinata dal
messo che hanno scelto. Il telefonino consente una comunicazione immediata (..)
e la impone rapida ed essenziale (perché
stanno arrivando altre telefonate urgenti). Un tempo, quando si rispondeva a
una sollecitazione per lettera, si doveva scrivere la risposta, poi mettere
nella busta, e infine spedire: c’era tempo e agio per ponderare le parole,
evitare interiezioni e parolacce. Al telefonino si risponde invece a caldo,
quasi senza pensarci, e si ha l’impressione di parlare a un nostro organo
corporale. Lo si considera un atto intimo come usare la carta igienica. E così
ci si lascia andare senza controllo. Smarrire la Patente. Nel 1982. proprio
sull’Espresso”, avevo raccontato le disavventure che mi erano occorse quando mi
era stato rubato il portafoglio, Carta d’identità e carte di credito le avevo
riavute nel giro di pochi giorni. Invece per la patente mi erano occorsi mesi e
tante disavventure surreali (..). Ora leggo sul “Venerdì di Repubblica” del 7
luglio come sia difficile ritrovare gli oggetti smarriti in treno. Ci riuscite
se viaggiate su una Freccia ma solo se segnalate al capotreno l’incidente prima
che la Freccia arrivi alla destinazione finale. Non parliamo dei treni che
Freccia non sono. L’articolo cita il sito di Trenitalia dove si dice che tra
maggio e gennaio sulle Frecce sono stati trovati e riconsegnati 3225 oggetti.
(..) sui treni regionali e se i casi non riguardassero incidenti felici in cui
il passeggero, sceso a Bologna, si accorgeva subito della perdita e telefonava
prima che la sua Freccia arrivasse a Lecce. E’ vero che se il capotreno ritrova
un oggetto lo consegna all’ufficio oggetti smarriti, ma in molte stazioni
quest’ufficio non c’è più, e l’articolo precisa che l’ufficio comunale oggetti
smarriti di Verona ha ricevuto in un anno solo quattro o cinque oggetti, e di
poco conto. Trascuro cosa accade con altri enti dalla Polfer al servizio
assistenza di Trenitalia. Ora è accaduto che io abbia recentissimamente (e di
nuovo) perduto la patente. Siccome è
documento che non si tira fuori tutti i giorni, me ne sono accorto un mese
dopo, e non sapevo né dove né come, forse si era sfilata da un portafoglio
malandato mentre cercavo una carta di credito. Stavo rabbrividendo la mia
vecchia storia, quando mi è arrivata una lettera della Prefecture de Police di
Parigi. Mi si diceva che la mia patente era stata smarrita all’aeroporto
Charles de Gaulle, che era pervenuta al loro ufficio oggetti smarriti, che
potevo ritirarla pagando una tassa di undici euro e che, non vivevo in Francia,
potevo delegare qualcuno mandandogli fotocopia della mia carta d’identità. Cosa
che, grazie alla e-mail e alla cortesia di una amica, è stata fatta in un
giorno e nei due giorni seguenti riavevo la patente per Dhl. Si noti che non
hanno attesa che cercassi io la patente agli oggetti smarriti, partendo dal
principio che se uno straniero perde qualcosa all’aeroporto è possibile che non
sappia di averlo perduto all’estero. Ci lamentiamo di molte cose fatte dai
francesi, ma questo è certamente un bell’esempio di efficienza. E di cortesia.
Umberto Eco – La bustina di Minerva – www.lespresso.it – L’espresso – 30 luglio
2015 -
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