La Sospensione è una dimensione molto familiare
alla vita pubblica italiana e probabilmente ha raggiunto il culmine delle sue
potenzialità paradossali con il caso di Vincenzo De Luca alla presidenza della
regione Campania. Viene almeno da pensarlo quando si leggono le parole in cui
il costituzionalista Michele Ainis ha commentato sul “Corriere della Sera” la
sentenza favorevole al governatore eletto: “Caso De Luca? No, caos De Luca. Era
stato sospeso di diritto; adesso, di rovescio, il tribunale di Napoli ha
sospeso la sospensione. Ma la sospensiva è a sua volta in sospeso, perché lo
stesso tribunale ha deciso di decidere fra un paio di settimane. La Consulta,
invece, deciderà in ottobre: anche l’urgenza va in vacanza.” Queste sospensioni
che si poggiano l’una sull’altra hanno come ovvia figura simbolica il castello
di carte, che peraltro risulta essere il perfetto corrispettivo italiano della
locuzione “House of Cards” (sulla cui pertinenza e attualità a proposito di
intrighi di potere non c’è bisogno di diffondersi). In realtà la sospensione ha
due modalità fondamentali: la prima cerca di mantenere in piedi qualcosa che
non ha una vera struttura (appunto, il castello di carte), e perciò si tende a
non fare alcun movimento; la seconda è invece la sospensione dei trapezisti e
degli acrobati. La prima è statica, la seconda è dinamica. Poi ci sono le
sospensioni meccaniche, che servono a viaggiare comodi: e forse sono quelle che
i politici italiani apprezzano di più.
Stefano Bartezzaghi – Visioni – L’Espresso – 30 luglio 2015 -
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