Dove Finisce La Libertà
di espressione e
iniziano le minacce? Qual è il confine tra ciò che l’individuo può permettersi
di dire e ciò che dovrebbe tacere?Dopo la strage della redazione di “Charlie
Hebdo” tutti abbiamo preso posizione in favore della libertà di espressione e
moltissimi quotidiani, riviste e siti internet hanno pubblicato le vignette di
Cabu, di Tignous e di Wolinski per dimostrare che non esiste censura possibile,
che il sangue non ferma la satira. In quei mesi mi trovavo negli Stati Uniti
dove accanto al grido di dolore “Je suis Charlie” c’è stato anche chi non ha
ripubblicato le vignette di Cabu, Tignous e Wolinski in nome di un
politicamente corretto che che nel nuovo continente segue regole con le quali io
spesso non mi trovo d’accordo, ma che vale la pena conoscere, perché le nostre
prese di posizione siano sempre frutto di ragionamento e mai di pigrizia, di
mera voglia di seguire l’onda.(..) e
quello che resta è ciò che il Nuovo Mondo non può avere: la necessità di voler
scrivere, dice, urlare che tutti sono liberi di essere quel che sono nel
rispetto delle origini di ciascuno, e allo stesso tempo la libertà di poter
essere leggeri, di poter rendere tutto oggetto di satira. Questa libertà è
quanto di più prezioso possa esserci quando si sono sperimentati governi che
hanno reso la satira illegale e hanno eliminato, fisicamente eliminato,
chiunque provasse a mettere in discussione il potere con il sorriso. Ma questa
libertà ha un solo limite, fondamentale, irrinunciabile, pena la dannazione e
conseguenza il ritorno a un’epoca nera: la discriminazione. Le ferite delle
esperienze nazista e fascista ci hanno lasciato questa unica grande paura,
quella di non voler mai più sentire o leggere offese a persone che sono di
un’altra nazionalità, che hanno una diversa origine o che professano una
diversa religione. (..). E’ Notizia Di Questi Giorni il rinvio a giudizio di 25 persone
con l’accusa di odio razziale; erano tutti animatori del sito internet
neonazista Stormfront che negli scorsi anni più volte ha preso di mira
extracomunitari e chi fosse a favore di politiche di accoglienza. (..) In Televisione
raccontai la storia, bellissima e commovente, di Yvan Sagnet un giovane
camerunense innamorato dell’Italia che studiava ingegneria al Politecnico di
Torino e d’estate partecipava alla raccolta dei pomodoriin Puglia. Yvan è un
ragazzo istruito e grazie a lui molti extracomunitari sono riusciti a
ribellarsi e denunciare le condizioni di vita nei campi, una moderna, ingiustificabile
e vergognosa schiavitù. Dopo quell’intervento in tv sul sito Stormfront apparve
questo commento: “L’ebreo Saviano vuole candidare un nero come sindaco di
Castelvolturno”. Non ‘è ironia in questa frase, non è satira, non prende in
giro me, né Yvan. Ecco perché mi sono costituito parte civile in questo
processo, perché sono convinto che ogni individuo sia libero di esprimere il
proprio pensiero, ma esiste una linea, che si ferma davanti a cicatrici che si
stanno rimarginando ora. Il nostro compito è di vegliare su quelle ferite,
medicarle e fare in modo che mai più nessuno permettersi di infettarle
dicendosi superiore. Non esistono razze superiori, solo individui stupidi,
ignoranti e pericolosi.
Roberto Saviano – L’antitaliano www.lespresso.it – 30 luglio 2015 -
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