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venerdì 7 agosto 2015

Lo Sapevate Che: La mafia nell'Antimafia: la satira di trent'anni fa è diventata realtà



Nell’ultimo decennio del secolo scorso, il settimanale cuore, in un picco di grazia satirica, produsse il titolo “Via lo Stato dalla Mafia”, immaginando uno striscione portato in corteo dall’ala radicale di Cosa Nostra. La satira è diventata realtà il 19 luglio scorso quando, durante la 23esima manifestazione in onore di Paolo Borsellino e della sua scorta, è sfilato lo striscione “Via la Mafia dall’Antimafia”, inalberato da un gruppo di “militanti della verità” sulla strage. Incredibile vero? Quanto tempo è passato dall’antimafia come “professione” immaginata da Leonardo Sciascia nel lontano 1987; qui siamo all’”Antimafia is the New Mafia”, come se guardassimo una serie televisiva americana, quelle che anticipano la realtà. In realtà è veramente indisponente oggi a Palermo. La mafia non compare più sulla scena, ormai da parecchio tempo (a parte quel residuo folklore locale alimentato dall’interminabile latitanza di Matteo Messina Denaro). Tutta la cronaca è occupata dall’Antimafia nelle sue varie declinazioni. C’è Crocetta, che si definisce “il primo governatore antimafia della Sicilia” accusato di essere rimasto in silenzio di fronte a una frase terribile pronunciata da un suo amico medico. Il quale peraltro va in giro con una T shirt in cui si definisce “partigiano della Costituente”, è un simpatizzante della formazione politica di Antonio Ingroia e buon amico dei pm della procura più esposta d’Italia. Ci sono Confindustria e Confcommercio, recenti new entries della legalità che son come minimo, doppiogiochiste, con  tanto di dirigenti affiliati ed estorsori, che appaiono essere al vertice di grandi scelte economiche, naturalmente non proprio trasparenti. C’è la denuncia di una scandalosa gestione dei beni (miliardi in euro) confiscati alla mafia, in cui in pratica mafia e antimafia si comportano come soci in affari. Ci sono le inchieste che sonnecchiano, i depistaggi non puniti, i “cerchi magici”, le “cordate”, i falsi comitati antiracket, i falsi costruttori coraggiosi, le carriere troppo rapide, le false icone; tra un po’, c’è da esserne certi, si parlerà di “cosche” dell’antimafia e di “logge coperte” dell’antimafia. Tutti, naturalmente, fanno riferimento ad ali dei servizi, e si posizionano qui e là rispetto al Partito della nazione, come nel secolo scorso la mafia si rapportava alla Democrazia cristiana. Uno sguardo d’insieme ai siti di informazione siciliani o la partecipazione a discussioni di “esperti in materia” (ovvero un buon terzo dei cittadini siciliani) vi confermerà l’inaudito: per la prima volta nella storia, della drammatica situazione dell’isola ( ed è drammatica davvero, povertà e disoccupazione sono palpabili), nessuno dà colpa alla mafia, ma – con dovizia di particolari, dettagli, biografie – ai vari esponenti dell’Antimafia, in specie quella politica. Riuscirà l’Antimafia a governare la Sicilia e a fare per l’isola qualcosa di buono? L’avvenire è sicuramente incerto. E, a leggere i sondaggi, se si votasse oggi, i partiti sarebbero spazzati via e vincerebbero i Cinque Stelle.
Enrico Deaglio – Annali – Il Venerdì di Repubblica – 31 luglio 2015

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