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lunedì 3 agosto 2015

Lo Sapevate Che: Erano cacicchi, vogliono diventare vicerè....



Li Avevano Lasciati impagabili testimoni delle tre regole auree del Pd anni Duemila. Prima regola: il candidato indicato dal partito viene battuto alle primarie da quello che si presenta in dissenso con lo stato maggiore, viceversa quello che i big impongono viene poi bocciato dagli elettori; seconda: in barba a codici etici, autoregolamentazioni e scomuniche, l’impresentabile si presenta e vince; terza: il candidato del Pd-contro-il-Pd, prima o poi sette nei guai il Pd. Amen. Ma non basta. Ora infatti ritroviamo i capipopolo che si sono fatti governatori – dal Molise alla Campania, dalla Basilicata alla Puglia – pronti a minacciare un’Opa sul Pd di Matteo Renzi. Da Cacicchi a Viceré? Della prima regola, si ricordano casi illuminanti: l’ex sindaco di Bologna ed ex leader della Cgil Sergio Cofferati che deve lasciare il posto a Raffaella Paita, candidata ufficiale del Pd alla presidenza della Regione Liguria, poi regolarmente battuta da un incredulo Toti; Alessandra Moretti vanamente imposta in Veneto da un ilare outsider del centrodestra. Fin qui gli sconfitti, Poi ci sono i vincitori che confermano le regole due e tre. Di questo il campione è Michele Emiliano, già sindaco di Bari e potente ras delle Puglie, che sembra aver scelto a regola di vita (politica) quella di fare il contrario del partito e del governo. Gli esempi non mancano. Della riforma della scuola ha detto peste e corna, e non si capisce il nesso con il ruolo di governatore; si oppone fieramente pure al gasdotto che, con tanto di placet del governo, dalla Russia dovrebbe arrivare proprio in Puglia, e promosso un fronte del dissenso insieme con altri due campioncini della sua stessa pasta, il calabrese Mario Oliverio e il lucano Domenico Pittella, con i quali ha manifestato contro le trivellazioni in mare: tutti e tre dalla parte dei comitati e contro il governo.(..). Non Scherza Nemmeno Vincenzo De Luca, condannato in primo grado per abuso d’ufficio, che non ha ascoltato né partito né codici antimafia e che anzi ha costretto Renzi a venire a Canossa e a sostenerne la candidatura, poi a sospenderlo e poi a subire la sospensione della sospensione. Di Rosario Crocetta, dei suoi guai e delle dimissioni di Lucia Borsellino al grido di “la misura è colma”(..), e comunque il governatore siciliano in bilico appartiene ormai più alla categoria di coloro che mettono nei guai il Pd – pressioni da Roma perché molli la sedia, sua dura resistenza, possibili nuove elezioni – più che a quella di chi insegue sogni di Opa. Che invece sono di altri. L’Esercito Di Questi Viceré in pectore è robusto e ha già occupato il sud. Si è detto di De Luca ed Emiliano, ma in Basilicata regna Pittella, figlio e fratello d’arte; in Calabria Oliverio guida una giunta in fibrillazione; in Abruzzo governa l’ex sindaco di Pescara Luciano D’Alfonso, in Molise Paolo Frattura. (..). Prepotenti, più legati al popolo che al partito, capaci di alleanze sorprendenti e pronti ad avanzare rivendicazioni comuni, i governatori sudisti, forti di voti e di consensi, stanno insomma diventando per Renzi un problema, un contropotere di cui tenere conto, il nucleo di un nascente partito antipartito. Con il quale ci si può alleare, rischiando però di snaturare il Pd nazionale che ha- in mente lui. Comunque da temere. Anche perché questi signori, a differenza di Ignazio Marino, non è così facile commissariarli…..
Bruno Manfellotto – Questa settimana – www.lespresso.it  - @bmanfellotto – L’Espresso 30.7.2015  

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