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sabato 29 agosto 2015

Lo Sapevate Che: Le sentinelle dell'inquinamento a Capraia...



Le alghe non sono tutte uguali. Neanche nello stesso mare. Per esempio,in quello dell’isola di Capraia, nell’Arcipelago toscano, ci sono alghe arborescenti che creano foreste rigogliose: sotto alle chiome ospitano animali e vegetali di tante specie diverse e fanno il mare vivo. E poi ci sono alghe come tappetini muschiosi, più solitarie e povere di biodiversità. La ragione per cui lungo un pezzo di costa prevale l’una o l’altra, siamo noi. O meglio è il nostro inquinamento, che danneggia la prima e lascia ampio spazio alla seconda. Per capire come quest’ultima prenda il sopravvento, e se il suo sgradevole trionfo possa essere previsto, un gruppo di ecologi del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa si è messo lì, sette anni con le ginocchia a mollo nel mare, a contare animale per animale. In questo modo ha mostrato che il passaggio dalle foreste rigogliose ai tappetini muschiosi avviene quasi all’improvviso. Ma anche che qualche segno premonitore c’è. Lo studio, pubblicato in luglio dalla rivista Current Biology, è il primo che è stato fatto direttamente nel mare ed è riuscito a identificare questi segni premonitori. La speranza è che da qui derivi una nuova possibilità di monitorare lo stato di salute degli ecosistemi marini e i danni causati dalle nostre attività. Nel dettaglio: la prima alga, quella “buona”, appartiene al genere Cystoseira. “sono alghe brune con una chioma di 30 o 40 centimetri di Altezza, che vivono su coste rocciose, dalla battigia fino a qualche decina di metri di profondità” spiega Lisandro Benedetti-Cecchi, che ha diretto la ricerca. “Sono molto sensibili all’inquinamento, perciò le foreste sottomarine si trovano solo nelle zone meno contaminate”. Gli scienziati hanno preso in prestito dal mare piccoli frammenti di queste foreste, delimitando quadrati di 50 centimetri per 50 nei quali hanno simulato i danni causati dall’uomo. “Abbiamo, cioè, tagliato un po’ alla volta la chioma della Cystoseira, imitando il diradamento progressivo che si ha in risposta a un inquinamento crescente. E così abbiamo potuto osservare che l’ecosistema inizialmente reagisce abbastanza bene. Poi, pur apparendo stabile, comincia a mostrare improvvisi picchi di perdita di ricchezza”. Sono come improvvisi gridi di allarme nel mezzo di una calma piatta. A questi, inevitabilmente, segue il punto di non ritorno: la foresta scompare e arriva un ecosistema più povero. Ecco perché le foreste di Cystoseira non sono solo importanti da proteggere in sé: “sono anche una buona sentinella dello stato di salute più generale dei mari”. Una sentinella capace di avvertirci quando la sofferenza delle acque non è dovuta a fenomeni naturali, come mareggiate od ondate di calore. Ma all’inquinamento e ai suoi danni.
Silvia Bencivelli – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 21 agosto 2015 -

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