Etichette

martedì 18 agosto 2015

Lo Sapevate Che: Non obblighiamo gli stranieri a integrarsi...



Ho sognato un piccolo assembramento di fantasmi: le lenzuola che nascondevano le membra scarne erano argentate come la luna. E catarifrangenti come diamanti. Frusciavano al ritmo delle stesse onde che lambivano le pietre, improvvisate a giaciglio di sfortuna. Ho sognato anche che quei fantasmi affamati rinunciavano al tozzo di pane che qualcuno, passando, offriva loro. Ma poi ho sognato ancora una terra libera che li stava costringendo là, perché non aveva saputo trasformare la loro semplice domanda in una speranza, sbattendola invece sulla pietra come un polpo. “Perché secondo voi siamo qui?”, si ostinavano a chiedere imperterriti quegli spettri neri e argentati. “E scusate se non  siamo annegati”, dicevano alle orecchie sorde di gendarmi con il naso all’insù. “Siamo qui perché vogliamo solo passare, per cercare un posto dove ci sia umanità”, sussurravano alla fine, con l’ultimo fiato. Ma la voce degli ultimi si confonde sempre con il rumore delle onde, schiacciata da scogli d’odio. E qualcuno, rispondendo alla Storia, se la caverà così: non li ho visti, non li ho sentiti.  Paolo Izzo – Letteretiche.wordpress.com
Grazie per questa sua lettera che denuncia come noi occidentali, dopo avere costruito il nostro benessere sulla colonizzazione del mondo, oggi stentiamo ad accogliere le vittime degli effetti tardivi e disastrosi della nostra colonizzazione in quei Paesi dove altri colonizzatori, pù feroidioi ao preso il nostro posto. O dove guerre di potere, cui noi non siamo del tutto estranei in termini di interessi economici o addirittura di fornitura di armi, seminano vittime in stragi di massa, costringendo chi fugge a preferire una morte probabile a una morte certa. Ci consideraimo una civiltà superiore perché difendiamo e talvolta, un po’ ipocritamente, tentiamo di esportare diritti umani e democrazia, alla condizione però, che questi due valori non configgano col mercato, perché in questo caso non esitiamo a sacrificarli. (..). “Angoscia e nostalgia della patria sono Prte del destino dello straniero che, non conoscendo le strade del paese estraneo, girovaga smarrito. Se poi impara a conoscerle troppo bene, dimentica di essere straniero e si perde in un senso più radicale perché, soccombendo alla famigliarità di quel mondo non suo, diventa estraneo alla propria origine. Nell’alienazione da sé l’angoscia sparisce, ma comincia la tragedia dello straniero che, dimenticando la sua estraneità, dimentica anche la sua identità” (M.Lidzbarski, Ginza. Il libro dei Mondei). Se queste considerazioni hanno una loro plausibilità, viene da pensare che le radici cristiane, in cui l’Occidente si riconosce si sono rinsecchite e non hanno generato neppure un misero arbusto. Inoltre, per effetto della globalizzazione, nonostante i muri e i fili spinati che qua e là andiamo costruendo, in realtà stanno cedendo i confini dei territori su cui  si orientava la nostra geografia. Usi e costumi si contamineranno e, se “etica” vuol dire “costume“, è possibile ipotizzare la fine delle nostre etiche, fondate su quei principi, oggi non più tanto solidi, di nazione, territorio chè la storia sta accelerando quei  processi di recente avviati, che sono nel segno della “de-territorializzazione”, dove il “prossimo”, sempre meno specchio di me, e sempre più “altro”, obbligherà tutti a fare i conti con la “differenza”. Vediamo di non arrivare in ritardo.
umbertogalimberti@repubblica.it – Donna di Repubblica – 8 agosto 2015

Nessun commento:

Posta un commento