Uno si crede esperto delle cose del mondo, e poi ci casca
come un pivello. Bastano una telefonata alla Tatecom, la Tremenda Azienda di
Telefonia e Telecomunicazione, per sapere se esista un’offerta per risparmiare
o una ricerca in rete per controllare se gli interessi sui mutui siano scesi. E
le dighe della privacy crollano. Si viene travolti da uno tsunami di chiamate a
ogni ora. da slavine di email, da implacabili e zelanti robot umani dei call
center, disperatamente alla ricerca del cliente. Sono, quelle chiamate, quelle
mail, quelle inutili brochure che opprimono le cassette della posta e
affaticano i portalettere, alcune delle 100 Cose Più irritanti della Vita
Moderna (..). Qualche esempio. Quelli che tentano di salire sui vagoni della
metrò o dei bus prima che siano scesi i passeggeri. Quelli che occupano la
corsia di sorpasso sulle autostrade viaggiando in parallelo e a velocità
identica ai mezzi nelle altre corsie. Quelli che lasciano il carrello della spesa
nel posto auto al parcheggio, costringendoti a fermarti, scendere, spostare il
carrello, bloccando a sua volta chi sta dietro. Quelli che occupano un posto
sui mezzi di trasporto con il proprio zaino,trolley o bagaglio. Quelli che
ignorano i loro bambini che fanno scenate o giocano o gridano al cinema o al
ristorante. Quelli che gettano rifiuti, cicche, sacchetti carte dal finestrino
dell’automobile. Quelli che pretendono di avere una conversazione con te mentre
finalmente riesci a guardare il tuo show preferito in tv. Quelli che non
raccolgono la cacca del caro Fifì dal marciapiedi, sulla quale inevitabilmente
metteremo il piede. Quelli del chewing gum per strada (vedi sopra, alla voce
del caro Fifì:conseguenze identiche) Quelli che formano un crocchio indifferente
sul marciapiede per conversare fra di loro, costringendo gli altri a scenderne
e ad aggirarli, a rischio di essere travolti dai veicoli. Quelli che ti
vogliono implacabilmente vendere un fiore mentre sei a tavola. Quelli che allo
sportello o in negozio rispondono al telefonino imbarcandosi in lunghe
conversazioni private mentre in teoria starebbero servendo il cliente. Quelli
che alla cassa rapida riservata a un numero limitato di acquisti fanno i furbi,
e portano un carrello colmo di cibi e merci sufficienti a soddisfare le
esigenze della popolazione di un Comune di media grandezza. Quelli che
sconciano il bagno pubblico come se fossero l’ultimo essere umano nella storia
a doverlo usare. Quelli che ti danno appuntamento, e si presentano con mezz’ora
in ritardo, usando il suo tempo come fosse loro. Quelli che considerano il fare
disciplinatamente la fila come una violazione del proprio diritto a fare i
furbi. Quelli che inviano posta, elettronica o di carta, come se possedere il
tuo indirizzo desse loro l’inalienabile diritto di affliggerti coi loro
problemi ed offerte. Quelli che esaltano le proprie meravigliose vacanze in una
località paradisiaca dove tu, povero babbeo, non andrai mai. Quelli che
parcheggiano male, occupando due spazi. Quello che nel tavolo accanto forchetta
succulenti manicaretti dall’aspetto delizioso mentre tu ti ritrovi un’insipida
frittella fredda nel piatto. E quelli che scrivono irritanti rubriche su quelli
che irritano gli altri.
Vittorio Zucconi – Donna di Repubblica – 25 luglio 2015 -
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