Basta poco. Un balzo per scendere dal letto, uscire dall’auto
dopo un lungo viaggio, alzarsi dal divano: Il cuore inizia a battere
all’impazzata, per compensare il repentino calo della pressione le gambe cedono
e si perde conoscenza. E’ la sindrome di tachicardia posturale che colpisce
prevalentemente le giovani donne. E può rovinare la vita – in un caso su
quattro impedisce anche la normale attività lavorativa – e soprattutto si
accompagna spesso accompagna spesso a crisi di panico, ansia, sonnolenza
diurna, addirittura perdita di memoria e stanchezza cronica. Ad accendere i
riflettori, è una ricerca condotta dall’équipe di Julia Newton dell’Università
di Newcastle, pubblicata su “British Medical Journal Open”. Dall’indagine,
condotta su più di cinquanta pazienti di soli 30-33 anni, emerge che i medici
non hanno le idee chiare: spesso si prescrivono i farmaci beta-bloccanti, che
riducono la frequenza cardiaca, ma lo studio registra ben ventuno diversi
trattamenti. “Quando la pressione scende, per far arrivare il sangue al
cervello il cuore deve battere più velocemente”, spiega Michele Gulizia,
presidente dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (Anmco):
“Per questo chi soffre di questa sindrome può avere vertigini, difficoltà di
concentrazione o svenire. Importante è innanzitutto riconoscere le situazioni a
rischio: se i battiti aumentano di trenta o più
rispetto alla norma nei tre minuti successivi al momento in cui ci si
alza in piedi, questo significa che il meccanismo di controllo della pressione
può non essere efficace”. Per evitarlo bisogna bere molto, usando anche
integratori idro-salini e tornare lentamente in piedi se si è sdraiate.
Federico Mereta – Malattie cardiache- Scienze&Tecnologia
–L’Espresso-2 ottobre 2014
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