Dal 13 settembre dell’anno scorso una legge iniziativa popolare per rendere legale l’eutanasia giace alla Camera dei Deputati: l’hanno proposta i Radicali dell’Associazione Luca Coscioni ed è stata sottoscritta da 67mila cittadini, cui si aggiunge la grande quantità di persone (oltre 8omila) che hanno continuato a sostenerla online. Nell’anniversario della presentazione della legge, nelle scorse settimane, si sono svolte iniziative in molte città italiane, tra cui un walk-around, Camera e Senato. E’ passato un anno intero e una concreta proposta sull’eutanasia si trova ancora nei cassetti di uno “Stato vegetativo” e nell’omertà ostinata dell’informazione di regime, nonostante il parere dei cittadini e nonostante la consapevolezza acquisita che ogni giorno in media quattro malati terminali si suicidano nei modi più atroci, come hanno fatto Mario Monicelli, Carlo Lizzani, Michele Troilo, solo per citare i più noti. L’eutanasia clandestina è anche questo, purtroppo. Cos’altro è necessario per smuovere il Palazzo su un tema così sensibile? Un suicidio di massa?
Paolo Izzo – pizzos3@gmail.com
Sulle questioni cosiddette etiche i nostri governi si sono espressi sempre con estrema prudenza (eufemismo per dire “ipocrisia), perché temevano di configgere con i principi ritenuti “non negoziabili” dalla Chiesa, e quindi di perdere il suo appoggio in occasione delle elezioni, in un Paese, il nostro, dove la gente va sempre meno in chiesa, ma non rinuncia a definirsi cattolica e ossequiente ai principi religiosi. Ma oggi questa prudenza ipocrita non ha più ragion d’essere, perché Papa Francesco ha anteposto alla difesa dei principi la difesa della persona: la sua vera rivoluzione. E questo in omaggio al Vangelo, dove si legge che Gesù, a chi rimprovera i suoi discepoli di cogliere i chicchi di grano anche di sabato nonostante la legge lo proibisca, risponde: “Il sabato è fatto per l’uomo, non l’uomo per il sabato (Marco, 12,27). Allo stesso modo Kant, nella sua fondazione della morale, con gli strumenti della sola ragione, scrive: “La morale è fatta per l’uomo, non l’uomo per la morale”. Questa centralità della persona, dove messaggio evangelico e razionalità illuminista si incontrano (nonostante falsi fraintendimenti o interessi malcelati li abbiamo messi in conflitto), è oggi ripresa dal teologo cattolico Hans Kong che, nel suo ultimo libro Glucklich sterben? (“Morire Facilmente?”) scrive: “appartiene al principio della dignità umana il diritto dell’autodeterminazione anche per l’ultima tappa, la morte. Dal diritto alla vita non discende in nessun caso il dovere di continuare a vivere in qualsiasi circostanza. Anche in questo ambito non dovrebbe intervenire nessuna eteronomia, ma solo l’autonomia della persona, che per i credenti ha il suo fondamento nella legge divina”. A questo punto i nostri politici possono essere dispensati dalla loro ipocrita prudenza, ma nonostante ciò hanno terrore di toccare temi cosiddetti etici, perché hanno ancora un concetto sacrale e quindi primitivo dell’etica, presentata fin dalla notte dei tempi, perché potesse imporsi, come volere di Dio (salvo poi spacciare per tale quel che in realtà è volontà del Potere).(…). A questo punto la dichiarazione di Hans Kung: “Voglio decidere da solo quando e come morire” è davvero in atto contro l’etica e contro la fede, o è una difesa della dignità e dell’autonomia della persona anche nell’ultimo giorno? In fondo a soffrire sono io e quando non sono più in grado di sopportare il dolore posso decidere io di porvi fine, o c’è un’istanza superiore religiosa o politica che stabilisce quanto e fin quando io debba soffrire? E questo in nome di quale Dio sadico o di quale Legge insensibile alla mia sofferenza non più tollerabile?
umbertogalimberti@repubblica.it
– Donna di Repubblica – 18 ottobre 2014
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