Quanto pesano gli oggetti che usiamo di più Il telefonino tra
i 140 e i 250 grammi. Un paio di jeans dai 400 ai 600 grammi. Il triplo circa
un computer dell’ultima generazione. Quello che la bilancia non pesa sono le materie
prime per produrle queste merci, né le energia per trasportarle sui mercati.
Per un solo cellulare ad esempio, dalle miniere alla fabbrica al negozio, si
sono sfruttati circa 70 chili di risorse. I jeans, poiché il cotone beve molta
acqua, in realtà pesano 35 chili. E dietro ogni comouter “c’è un’intensità
materiale”, spiega Friedrich Schmidt-Bleek, chimico, tra i fondatori del
prestigioso Istituto di Wuppertal per il Clima e l’Ecologia: “Da farlo pesare
una decina di tonnellate”. Gli oggetti cambiano subito volto, e peso, se li
infiliamo in quello che Friedrich Schmidt-Bleek chiama “il loro zainetto
ecologico”, ovvero la somma delle risorse necessarie per produrli. “L’anello
che porta al dito”, dice: “Ha un peso ecologico di un paio di tonnellate”. Perché
ogni grammo d’oro si tira dietro mezza tonnellata di fonti primarie. E un chilo
di alluminio “uno zainetto” da 85 chili. Cosa ce ne facciamo di questi pesi
ecologici? Secondo il chimico tedesco ci servono per capire quanto la nostra
politica ambientale sia piena di “Bugie verdi”. Questo è infatti il titolo di
un libro con cui Schmidt-Bleek intende smascherare le nostre illusioni, come
quella dell’auto elettrica. O degli elettrodomestici con la A+++. Quanto rame
c’è, ad esempio, in un motore elettrico da 50 kW, (la Smart Eletric ne ha uno
da 55 Kw. La Prius Toyota da 73 kW)? Secondo i dati dell’istituto Wuppertal,
per ogni chilo di rame ne occorrono dai 350 ai 550 di materie prime. “Ogni auto
elettrica ha quindi alle spalle una zavorra di 8 tonnellate”, spiega Schimdt
Bleek, quanto basta a neutralizzare il risparmio in carburante per 200 mila km.
Insomma, sostiene il chimico: le auto elettriche sono green solo per quanto
riguarda le emissioni di CO2; non lo sono se valutiamo l’impatto
dell’estrazione di rame o litio. Stessa brutta sorpresa per il bilancio
ecologico dei nuovi elettrodomestici. “Ai clienti si danno informazioni sul
loro consumo energetico”, spiega Schmidt Bleek: “Ma nessuna sulla quantità di
risorse per produrli”. Con questo, lo studioso intende sottolineare la miopia
che caratterizza tanta politica verde: “Guardiamo solo alle emissioni di CO2.
mai alla ricaduta che le materie nei processi produttivi hanno sull’ecosfera”.
Per questo c’è bisogno di diminuire il consumo quotidiano di risorse. Giornalmente
ogni americano ne brucia 75 chili al giorno; ogni europeo 40 kg.
Stefano Vastano – Ecoletture – L’Espresso 2 ottobre 2014
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