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venerdì 3 ottobre 2014

Lo Sapevate Che: Litighiamo sull'articolo 18 ma di evasione e corruzione nessuno parla più...



Nella crisi italiana c’è un elemento psicologico interessante ed è la continua rimozione delle cause più note ed evidenti. Gli italiani in larga parte conoscono da una ventina d’anni quali sono i problemi che impediscono al Paese di crescere come il resto d’Europa in tempi buoni e anche di decrescere meno in epoca di crisi. Ma per uno strano incantesimo se ne dimenticano all’improvviso, come nella Macondo di Gabo Márquez il popolo smarriva i nomi degli oggi si ricomincia tutti a parlar d’altro e a litigare su vecchi simboli. Il primo dei problemi rimossi sono l’istruzione, l’innovazione tecnologica e la ricerca. Tutti sappiamo in realtà che quando è esplosa la globalizzazione l’Italia avrebbe dovuto ripensare la propria produzione e il mondo del lavoro in modo da limitare la minaccia delle nazioni emergenti, asiatiche o sudamericane, dove il costo del lavoro era e rimane assai più basso. Si trattava insomma d’investire molto di più in scuola, formazione e ricerca. Tutti settori dove al contrario i governi italiani hanno tagliato ogni anno risorse importanti. L’Italia è in questo modo scivolata agli ultimi posti delle grandi nazioni per numero dei laureati, scolarità, diffusione delle tecnologie e di internet. Il solo ritardo nell’uso della rete si è tradotto in alcuni settori, per esempio il turismo, in centinaia di miliardi di Pil perduti. Ora, nelle cause del fallimento delle nazioni gli economisti Daron Acemoglu e James Robinson stabiliscono un rapporto diretto fra innovazione e ricerca e risultato economico. Le nazioni che hanno investito di più in Europa, Germania e Paesi scandinavi, si sono arricchite; le ultime, Italia e area mediterranea, si sono impoverite. Ma di questo si sta parlando oggi? No. Un secondo problema rimosso è l’evasione fiscale. Si discute molto sulla pressione fiscale, troppo alta per le imprese italiane e straniere, e per i lavoratori. Ma senza aggiungere che la pressione fiscale è troppo alta perché altissime sono evasione ed elusione, qualcosa come 180 miliardi l’anno. In tutta l’Europa del Nord sono state sperimentate semplici ricette per ridurre il furto dei cittadini furbi ai danni degli onesti. Da noi quando si comincia? Terza questione: la corruzione e la burocrazia. Sono lo stesso problema. In Italia esiste una burocrazia folle per favorire un’enorme corruzione, e viceversa. Ed è questa morsa burocratica-corruzione la principale ragione dei pochissimi investimenti esteri nel nostro Paese. Quando i nostri governi capiranno che una riforma della burocrazia è inutile se non è affiancata da leggi contro la corruzione e viceversa? E ora torniamo pure a litigare sull’articolo 18.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 26 settembre 2014 -

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